Tagliare di altri cinque punti il cuneo fiscale, destinandone tre ai lavoratori e due alle imprese: è questa la proposta del presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo. La spiega in un'intervista a Il Sole 24 Ore. "Nonostante il taglio di cinque punti del cuneo, tre alle imprese e due ai lavoratori, la differenza tra costo per le aziende e salario netto in busta paga rimane abissale: il rapporto è quasi uno a due".
"Noi- spiega Montezemolo- proponiamo il taglio di altri cinque punti, ma questa volta con una divisione diversa: tre ai lavoratori e due alle imprese".
Quanto alle risorse necessarie per un'operazione di questo genere, il presidente degli industriali non intende entrare nei dettagli tecnici, ma ribadisce al giornale rosa: "Se si vuole guardare ai salari, credo che il sistema di detrazioni per la produzione del reddito da lavoro dipendente sia il più corretto e visibile: solo così si pongono le basi per un recupero di competitività dell'intero Paese, altrimenti vincerebbe una incomprensibile logica risarcitoria, tutta rivolta al passato".
Poi punta il dito sui salari, che "in questi anni sono cresciuti più della produttività, a differenza di quello che e' accaduto in Germania, Francia e Gran Bretagna", ma- contniuna- "il vero scandalo è nella differenza fra il costo del lavoro e ciò che a fine mese un lavoratore percepisce come netto in busta paga".
TROPPE AFFERMAZIONI "CURIOSE"
"Ho sentito in questi giorni tante affermazioni curiose: le imprese facciano la loro parte, dice Bersani. Il portafoglio degli imprenditori è pieno, quello dei lavoratori vuoto, sostiene Padoa-Schioppa. Qui non c'è alcun risarcimento da riconoscere" ribatte Montezemolo, ricordando che nel luglio del 2004, quando è stata sollevata per la prima volta la questione degli assetti contrattuali e recupero di produttività "la Cgil abbandonò il tavolo", mentre la Fiom ha rifiutato la proposta di patto tra imprese, governo e sindacato sulla produttività, lo scorso settembre.
Comunque puntualizza il numero uno di Confindustria, "non spetta al governo fissare il livello dei salari" e sostiene la necessità di un segnale forte in aiuto alle famiglie "che dovrebbe venire però dalla riqualificazione della spesa sociale".
L'ITALIA PERDE TERRENO
Il leader degli industriali poi cita i dati: dal '90 a oggi l'Italia ha perso il 14% del Pil in confronto con le principali nazioni europee cioè "210 miliardi di euro in meno di Pil ogni anno".
E torna a scagliarsicontro gli eccessi della spesa pubblica. "Dal 2001 al 2006 -continua Montezemolo - la spesa pubblica a livello locale è salita di oltre il 30%, a livello nazionale del 24%. Il prodotto interno lordo, in termini nominali è cresciuto molto meno".
Ma non solo: "Il sistema tributario locale - osserva - anzichè essere allegerito è diventato più pesante. Non possiamo andare a Bruxelles a chiedere un'aliquota di vantaggio per il Sud quando noi andiamo esattamente nella direzione opposta".
NESSUNA INTENZIONE DI SCENDERE IN POLITICA
Quanto ai rapporti con il governo il presidente di Confindustria riconosce al Premier il merito di aver adottato alcune decisioni importanti, dalla riduzione del cuneo fiscale e contributivo alla conferma della flessibilità del mercato del lavoro, ma non gli piace "questa polemica sul capitalismo d'altri tempi, sull'idea che i redditi non sono saliti per colpa nostra".
Infine, su una sua discesa in politica, Montezemolo smentisce le voci trapelate negli ultimi tempi.
"Quando finirà il mio impegno in Confindustria voglio tornare a fare il manager e l'imprenditore. E poi si può fare politica in tanti modi- taglia corto- quello a cui sto pensando è la costituzione di un "think tank" con esperti di differente orientamento, che possa rappresentare un punto di riferimento, un grande ufficio studi a disposizione del Paese, nel quale si possano elaborare idee e progetti a beneficio di tutti e nell'interesse comune".
[Modificato da Scandro997 09/01/2008 18:55]