CAPITOLO PRIMO
Sorge l’ alba di un nuovo giorno a Lothringen, una vasta città affacciata sul mare , mentre il sole sparge il suo delicato tepore sulle banchine del porticciolo, illumina le vie ancora deserte , e segna l’ inizio della faticosa giornata lavorativa in ogni bottega e fattoria mentre lo stonato canto del gallo provvede a svegliare chi ancora ronfa beato sotto le coperte .In particolare, in una piccola casetta , viene bruscamente interrotto il riposo di Attila , un sedicenne ragazzo bruno ,con due occhi color nocciola , una muscolatura non indifferente e un bel paio di spalle larghe. Con un enorme sbadiglio si alza , abbandona riluttante il suo pagliericcio e si siede ancora mezzo addormentato nell’ angusta cucina dove il padre ,un fabbro, lo sta aspettando. Suo padre, Enver , è un uomo tarchiato , robusto ,segnato da una vita passata a guadagnarsi alquanto faticosamente il pane , con una barba lunga e dei capelli incolti neri come la pece, non si sa se per la fuliggine o perché sia quello il loro colore naturale. – Attila , - chiede in tono ironico al figlio che intanto fa colazione con una tazza di latte e dei biscotti – perché sei stanco stamattina ? Forse – aggiunge iroso – è per ieri sera? Tu e quella maledetta guardia dovete smetterla di girare per le taverne fino a tardi e bere o andare a femmine ogni sera! Ti pare questo il modo di spendere i soldi per cui io lavoro da mattina a sera ? Attila tace , fissando intensamente la tazza ormai vuota – Tu – continua il padre – tu oggi passerai tutto il mattino a lavorare , così imparerai il valore del denaro! Silenziosamente, il ragazzo si alza e si avvia verso l’officina del padre. Sa che quando è infuriato, è meglio non contraddirlo. Esce e passeggia tra le case (costruite in legno su un solo piano, con finestre triangolari e tetto in ferro battuto, nel pieno rispetto della tradizione) mentre le strade acciottolate si affollano di venditori ambulanti e di gente che accorre alle loro grida; in questa piacevole confusione, ristagna l’ odore dolciastro del ciai e risuonano i rintocchi del campanile della chiesa, un’ alta torre intarsiata con decorazioni in ferro battuto, che sovrasta la città. Di fronte al campanile c’è una piccola casupola, e sulla casupola l’ insegna “ Fabbro Ferraio” : insomma, la bottega del padre, un monolocale squallido ed angusto con poco più che un forno ,un incudine , una catasta di legna , un tavolo malfermo su cui sono ordinati i ferri del mestiere , ed un persistente odore di fumo. Appena entrato Attila prende alcuni ciocchi di legno dal mucchio, ed accende il fuoco nella fucina . Mentre governa la fiamma, sopraggiunge il padre, che dando uno sguardo alla magra scorta di legno, gli si rivolge in modo burbero dicendo – è quasi finita la legna, ne vado a tagliare un poco. Tornerò tra un’ora e mezza , intanto tu inizierai a riparare il forcone , la zappa e l’ accetta del signor Mawer – Dopodiché prende un’ ascia appoggiata al tavolo e se ne va . Ad Attila non resta altro da fare che iniziare il proprio lavoro , così prende il forcone ed inizia a saldare uno dei denti che l’usura aveva spezzato .
Intanto, a miglia e miglia di distanza, la flotta elfica avanza a gran velocità, fendendo le acque color cobalto. Le grandi vele bianche delle galee e delle feluche elfiche sembrano splendere sul cielo bigio, e i loro scafi color miele solcano le onde violacee sospinti da un dolce vento di grecale . Su una delle navi, Daril contempla pensieroso il mare, aspettando il ritorno di Khalen e i risultati della sua ispezione. – Il re non è certo un tipo accomodante- pensò Daril – il minimo errore sarebbe fatale. I suoi pensieri vengono però interrotti dalle canzoni di un bardo, che recita brani sulle antiche guerre, sulle città elfiche del Nord
e su come grazie al tradimento di uomini e nani le loro torri svettanti furono abbattute, e occupate dagli uomini, che cinsero d’ assedio la madrepatria elfica, insieme ai nani, che li seguirono in cambio di oro e gemme preziose. Nel sentire i racconti delle antiche gesta Daril è scosso da un tremito d’ odio. Ricorda benissimo quando gli elfi non erano ancora un popolo guerriero, e le poche centinaia di soldati di ogni città , erano usati come poliziotti
e per la salvaguardia del confine. Lui, nato in una delle città del Nord, era anche uno del centinaio di soldati che incredibilmente scampò alla trappola tesa dall’ Alleanza degli uomini e dei nani. Quel giorno fu tremendo: gli elfi avevano inviato le loro forze in soccorso a quelle naniche, per respingere
un’ invasione da parte di un orda goblin . Il piano era questo: in uno stretto passo montano gli elfi avrebbero dovuto impegnare i goblin, per dare tempo ai nani di arrivare e di caricarli sul fianco dopo una salva di artiglieria. E andò proprio così, solo che furono gli elfi ad essere caricati, provando inutilmente a resistere , per poi darsi alla fuga, falciati dal tiro delle catapulte naniche ... Improvvisamente sente una mano posarsi sulla spalla ,
e girandosi vede Khalen con un fascio di pergamene in mano. – Beh, abbiamo fatto un ottimo lavoro – dice Khalen – ogni fante ha una lancia, uno scudo a mandorla, una spada falcata, un usbergo di maglia d’ acciaio, armatura mimetica per la perlustrazione, un arco e cento frecce a punta rastremata , ogni reggimento di fanteria è formato da cento soldati e comprende contadini, cacciatori, pescatori, fabbri e muratori, è quindi potenzialmente autosufficiente, dotato di stendardo e tromba per segnali sonori, una coppia di baliste con cento proiettili di cui venticinque esplosivi e relativo equipaggio, ogni squadrone di cavalleria è formato da cinquanta soldati equipaggiati ognuno con armature in piastra d’ acciaio, dieci lance da cavaliere , una spada a due mani e protezioni in piastra per il cavallo , i distaccamenti di cavalleria leggera sono formati da venti soldati equipaggiati ognuno con armatura in cuoio bollito, arco corto composito , con cinquanta frecce a punta rastremata, lancia e un piccolo scudo circolare in cuoio, le derrate alimentari basteranno per i primi otto mesi di conquista, ma comunque avremo anche la possibilità di
rifornirci sul posto, c’è un bardo su ogni nave per tenere alto il morale dei soldati, e materiali da costruzione atti a costruire una eventuale base fortificata. – Meno male! Avevo il timore che qualcosa fosse andato storto – risponde Daril – questa volta il lavoro è stato veramente difficile.
-Perché , organizzare il trasporto delle navi oltre l’ arco è stato facile?- fa Khalen – abbiamo dovuto farle smontare in tre pezzi,farli rotolare su un enorme scivolo unto di grasso di maiale , per poi farli rimontare a due passi dal mare . – Hai ragione – ammette Daril – sarebbe stato necessario un niente per danneggiarli. – Ma ora basta parlare – dice Khalen – è ora del rancio, oggi alla mensa ufficiali abbiamo orate alla griglia e trippe di cinghiale fritte nel grasso di uro. – Col miele ??? – chiede Daril, e scendono nella stiva.
Da quando vidi il trailer di "Mark of Chaos" durante le ore di matemaica immaginavo/speravo che un divoratore di anime sfondasse il soffitto, tagliasse la testa alla prof e volasse via tra i nostri applausi........non è ancora successo..........ma la speranza è l'ultima a morire....................lo sto aspettando ancora
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ATTILA FLAGIELLO DI DIO, 18/03/2008 18.37:
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'''Carissimo pirata, non sono io che pretendo il realismo, ma una buona riuscita del GDF. Non so se lo hai notato ma l'arte militare è una diretta conseguenza della situazione sociale di un determinato periodo, e ogni innovazione è legata a meccanismi di causa-effetto, inscindibili tra loro. Prendiamo per esempio Atene e la seconda guerra persiana: la prevaricazione del settore navale è data dalla rinnovata importanza dei ceti sociali bassi, oppure, esempio + eclatante, l'adozione delle uniformi mimetiche da parte dell'esercito inglese durante la guerra boera, dovuto all'azione dei cecchini boeri.Perciò il tuo medioevo bellamente arricchito con elementi propri medioevali ,rinascimentali e pre-rinascimentali a scelta è destinato a fallire miseramente.E' stupido quanto deleterio adottare un'organizzazione sociale medioevale senza includere prassi militari del tempo e aggiungerne altre strappate da un diverso contesto sociale, cioè quello rinascimentale, tra cui si interpone l'intera crisi del trecento. L'unico risultato sarà lo strapotere della cavalleria pesante che impedirà l'uso più o meno efficace degli altri tipi di unità: requisito questo, a dir poco indispensabile per la buona riuscita dell'iniziativa. Infine non è che"e poi c'è attila che pretende il novanta percento di realismo", ma il pirata pretende che riferimenti storici superficiali siano sufficenti, fatto dovuto anche alla sua avversità alle materie letterarie, che di conseguenza considera inutili, evidenziando tra l'altro una visione parziale delle cose.'''
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PAZZA INTER AMALA!!!!!
Lo sai per un gol
io darei la vita….la mia vita
Che in fondo lo so
sarà una partita….infinita
E’ un sogno che ho
è un coro che sale….a sognare
Su e giù dalla Nord
novanta minuti …per segnare
Nerazzurri
noi saremo qui
Nerazzurri
pazzi come te
Nerazzurri
Non fateci soffrire
ma va bene… vinceremo insieme!
Amala!