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Il generale bacillo

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    Monese
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    generale minore
    capitano maggiore
    00 05/01/2008 12:54
    Il generale bacillo
    L'avanzata degli eserciti è stata spesso fermata da nemici invisibili: virus e batteri, più devastanti di intere armate.

    Da: Focus storia n. 17


    Dopo averci pensato a lungo, il comandante dell'esercito francese, Odet de Foix, conte de Lautrec, fu colto da un'improvvisa illuminazione:
    "Distruggete le condutture dell'acquedotto della Bolla!"ordinò ai suoi soldati. Togliere l'acqua agli spagnoli dell'imperatore Carlo V, asserragliati dentro Napoli da tre mesi, non era una cattiva idea per costringerli alla resa; non pensare che quella stassa acqua avrebbe trasformato in putride paludi i terreni dov'erano accampati gli assedianti, questo du meno intelligente: il caldo dell'estate 1528 scatenò una violenta pestilenza di cui rimase vittima lo stesso Lautrec.
    Mentre i francesi superstiti si ritiravano, per Carlo V si spianava la strada verso l'icoronazione a re d'Italia, che gli era stata a lungo contesa dal re di Francia, Francesco I. Ma non è questo l'unico caso in cui un semplice germe ha abbattuto generali, sterminando armate e cambiando il corso della storia.
    [Modificato da Monese 05/01/2008 13:15]
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    generale minore
    capitano maggiore
    00 05/01/2008 15:45
    Castigo Divino
    Nel 1167 un'epidemia di colera (ma alcuni dicono che fosse peste) costrinse l'esercito di Federico Barbarossa a ritirarsi dall'Italia, dopo che l'imperatore era giunto fino a Roma per riaffermare il suo potere sul papa. Il capo del Sacro ronamo impero non solo non potè proseguirenella sua conquista fino in Sicilia (che l'instabilità del regno normanno avrebbe reso una facile preda) ma con i pochi soldati rimmasti fu costretto a passare la frontiera di notte, travestito: schiavo della sua "popolarità", non poteva rischiar di farsi riconoscere dai milanesi, di cui aveva devastato le casenel 1162. Gli ci vollero sette anni per riprendersi dalla batosta e tornare a fare capolino in Italia: ma nel frattempo i comuni si erano riorganizzati e la neonata Lega Lombarda lo rispedì in Germania una volta per tutte.
    Il "Generale bacillo" era davvero il miglior alleato che si potesse avere in guerra. Se ne accorsero anche i francesi alla battaglia di Valmy, il 20 settembre 1792. Quel giorno l'esercito transalpino sconfisse le truppe prussiane del duca d Brunswick, evitando l'invasione della Francia e il fallimento della Rivoluzione.Ma se i Prussiani se la fecero letteralmente addosso, non fu tanto per l'irruenza dei sanculotti, quanto per la dissenteria che in quelle ore ne stava devastando le budella.
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    Monese
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    generale minore
    capitano maggiore
    00 05/01/2008 16:43
    Miscela fatale
    Più di cinque secoli prima, proprio ai francesi era toccata sorte peggiore. Nel 1270 l'esercito crociato guidato da Luigi IX "il Santo", re di Francia, anzichè sbarcare in Terrasanta aveva fatto tappa a Tunisi. L'idea del sovrano era di ridurre l'emiro di quella città ad abbracciare la fede cristiana, e da lì sferrare l'attacco finale al quartier generale musulmano in Egitto. Cinta d'assedio la città, i crociati si appostarono in attesa dei rinforzi promessi dal re di Sicilia Carlo I d'Angiò, fratello di Luigi. Ma il loro accampamento, sporcoe senz'acqua, sotto il sole cocente d'agosto, fu colpito dalla peste: tra le vittime dell'epidemia ci fu anche il monarca e futuro santo, morto dopo tre settimane di agonia. Quando finalmente Carlo, più attento del defunto fratello alle cose terrene che a quelle celesti, giunse sotto le mura di Tunisi, si accontentò del congruo tributo offertogli dall'emiro per siglare con lui una tregua di quindici anni. Poi, soddisfatto di aver rafforzato la propria posizione nel Mediterraneo e senza più preoccuparsi alcuna cristiana conversione, se ne tornò a casa.

    In Africa si sarebbe invece stabilito volentieri Alarico con i suoi barbari, se solo la malaria non glielo avesse impedito. Dopo aver saccheggiato Roma nel 410, il re dei Visigoti aveva infatti proseguito per l'Africa attraverso l'Italia meridionale. Fermatosi a svernare a Cosenza, all'arrivo della bella stagione fu però ucciso da un'epidemia prima ancora di riprendere la marcia. Il cognato Ataulfo, che lo aveva sostituito e che a quanto pare preferiva climi più temperati, fece subito dietrofront e si diresse invece in Gallia (l'attuale Francia)
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    generale minore
    capitano maggiore
    00 05/01/2008 17:43
    Guerre batteriologiche
    L'impiego di malattie infettive in guerra è antichissimo. Già dal V secolo a.C. si utilizzavano corpi di uomini o animali vittime di pestilenze per inquinare le riserve idriche nemiche (come le fonti veneziane, contaminate dai Bizantini nel 1172).

    Frecce Infette
    Nel I secolo a.C. gli arcieri sciiti immergevano le frecce nei corpi dei cadaveri per infettare l'avversario. Nel 1347 i Tartari ebbero l'idea di appestare il nemico catapultando i soldati morti di peste bubbonica oltre le mura della città di Caffa, avamposto genovese sul Mar Nero. Nel 1710, durante la guerra russo-svedese, pare ceh i generali russi mandassero i propri fanti infetti a morire tra le guarnigioni nemiche.

    Doni subdoli
    Un altro sistema per diffondere malattie è stato quello di utilizzare abiti e coperte contaminate. Nel 1763 il generale inglese Jeffrey Armherst, per liberarsi dei pellerossa, fece regalare alle tribù coperte infettate col virus del vaiolo, che sterminò interi clan. Un'azione simile fu confotta contro i Maori in Nuova Zelanda, quando gli Inlesr mandarono loro prostitute affette da sifilide.
    [Modificato da Monese 05/01/2008 17:43]
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    generale minore
    capitano maggiore
    00 08/01/2008 16:14
    Difesi dai germi
    In almeno un' altra occasione i miasmi cosentini fermarono un conquisattore troppo ambizioso: se non se fosse stato epr il bacillo che durante l'assedio di Cosenza fece schiattare di dissenteria Ibrahim II, forse a quest'ora anche le donne italiane porterebbero il burqa. L'emiro dell'Ifriqiya (la regione che comprendeva l'attuale Tunisia, parte dell'Algeria e una fetta di Libia) era paritito dall'Africa con intenzioni bellicose. Il 1° agosto 902 aveva praticamentecompletato al conquista della Sicilia con la presa di Taormina; poi, nell'impeto delmomento, aveva pianificato la sua guerra santa: avrebbe raggiunto Roma, distruttola città (e con essa la sede papale); infine portato il suo attacco fin nel cuore dell'Impero Romano d'Oriente, a Costantinopoli. Sta di fatto che a ottobre era arivato appena a Cosenza. Che siano state le preghiere di Sant'Elia il Giovane (come raccontano i Bizantini) o un miracolo di San Pietro annunciato da una pioggia di stelle (secondo i cristiani latini), fatto sta che Ibrahim morì schiantato dal mal di pancia, mentre le sue truppe, allo sbando, si ritiravano.
    Non avrebbe giovato all'emiro neppure il rimedio casereccio che, tre secoli dopo, i medici arabi avrebbero somministrato per lo stesso inconveniente a Federico II di Svevia. Curato a martellate, foglie di violetta candite e pere cotte, il sovrano tedesco spirò nel 1250, vittima lui pure di un'infezione intestinale. Dopo la sua morte, il Sacro romano impero rimase per trent'anni privo di un vero capo, con grande soddisfazione di papa Innocenzo IV, cha aveva fatto di tutto per inpedire a Federico di trasformare la Penisola in una grande monarchia.
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    Monese
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    generale minore
    capitano maggiore
    00 19/01/2008 12:00
    Divorzio all'inglese
    Anche nello scisma d'Inghilterra del 1534, com'è ovvio, ci fu di mezzo un papa (e una causa matrimoniale). Ma ancora prima del divorzio di Enrico VIII, fu la tubercolosi di suo fratello all'origine della separazione tra Chiesa romana e Chiesa anglicana. Il principe Arthur aveva sposato Caterina d'Aragogna a sigillo del legame oilitico tra Inghilterra e Spagna. Ma dopo appena cinque mesi di vita coniugale, il 2 aprile 1502 l'erede al trono era morto per una malattia fulminante (sembra appunto tubercolosi). Tuttavia una provvidenziale dispensa papale aveva permesso alla giovane vedova di rimpiazzare Arthur con il fratello minore Enrico. La coppia, però, non aveva avuto figli maschi ed Enrico, ormai re d'Inghilterra, aveva preso e preteso quell'unione al limite dell'incesto per chiedere l'annullamento del matrimonio.
    Oggi avrebbe potuto rivolgersi a un avvocato divorzista, ma allora occorreva il benestare del papa. Che non ci fu. Nonostante questo, il re, invaghito dalla dama di corte Anna Bolena, volle cambiare moglie. Subito da Roma arrivò un bel regalo di nozze: la scomunica per i novelli sposi. Invece i pentirsi, Enrico ruppe i rapporti con il papato e si fece proclamare capo supremo della Chiesa d'Inghilterra. Lo scisma era compiuto.

    Chi invece rimase sempre fedele alla chiesa, battendosi fino all'ultimo contro i musulmani, fu il re di Gerusalemme Baldovino IV. Bello e intelligente come i principi delle fiabe, questo sovrano di origini francesi era stato preda già da bambino di un inguaribile morbo: la lebbra. Eppure le piaghe non gli mpedirono di combattere fino alla fino contro Saladino e il suo esercito, con il viso coperto di bende e la spada impugnata con la mano sinistra, dopo che la malattia gli aveva fatto cadere le dita ddell'altra. Ancora nel 1183, quasi cieco e con le braccia immobilizzate, aveva partecipato in lettiga alla battaglia per la liberazione del castello di Moab. Tanta fatica per niente: dopo la sua morte, a soli 24 anni, il Saladino conquistò in breve tempo al Città Santa. I successori del re erano troppo impegnati a litigare fra loro per il trono per pensare alla difesa di Gerusalemme.
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    $Mikaijl Bovrosz$
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    generale massimo
    paladino
    00 20/01/2008 20:17
    Visionato, ottimo lavoro.
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    Monese
    Post: 5.282
    generale minore
    capitano maggiore
    00 22/01/2008 16:48
    Il raffreddore del Khan
    Anche dalla morte del sovrano mongolo Tamerlano trassero immediato vantaggio i suoi avversari. La fortuna dei cinesi fu che nel 1405 nessuno aveva ancora inventato le giacche in Gore-Tex: se quel gelido inverno Tamerlano, che si spacciava per l'erede di Gengis Khan, non fosse stato stroncato dalla polmonite mentre stava attraversando i monti dell'Asia centrale per invadere la Cina con il suo esercito, i Mongoli avrebbero probabilmente riconquistato quella terra da qui erano stati cacciati circa 40 anni prima. L'imperatore Yongle, della dinastia Ming, potè così tirare un sospiro di sollievo e concentrarsi sulle spedizioni navali che avrebbero dato alla Cina nuove entrate economiche e al resto del mondo la conferma della rinascita del Celeste impero, dopo quasi un secolo di dominio barbarico.

    Gli unici che dalla morte dei loro nemici non cavarono niente di buono furono i Persiani. Nel 450 a.C. il generale ateniese Cimone era giunto a Cipro con duecento navi per liberare l'isola dai nemici di sempre. Si trovava però sotto le mura di Cizio quando fu contagiato con le sue truppe da un misterioso morbo. Sul letto di morte, ordinò ai superstiti di tornare in patria. Se la flotta persiana non gli avesse visti in fuga, difficilmente si sarebbe arrischiata ad attacarli. E avrebbero fatto meglio: nonostante la mancanza di Cimone, gli Ateniesi annientarono le navi nemiche nella battaglia di Salamina ciprica, e da lì nacque il detto "Un generale ateniese vince anchea morto".
    Dimenticando che il merito era stato anche di un microscopico bacillo.


    FINE