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Il gatto nero

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    Monese
    Post: 5.282
    generale minore
    capitano maggiore
    00 09/01/2008 14:28
    Edgar Allan Poe
    Il gatto nero


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    Per il racconto piu' straordinario, e al medesimo tempo piu' comune, che sto
    per narrare, non aspetto ne' pretendo di essere creduto. Sarei davvero pazzo a
    pretendere che si presti fede a un fatto a cui persino i miei sensi respingono
    la loro stessa testimonianza. Eppure pazzo non sono, e certamente non vaneggio.
    Ma domani morro', e oggi voglio scaricare la mia anima. Mio scopo immediato e'
    di porre innanzi al mondo, in modo piano, succinto, e senza commenti, una serie
    di casi semplicemente domestici. Nel loro concatenarsi questi fatti mi hanno
    terrificato, mi hanno torturato, mi hanno annientato. Non tentero' tuttavia di
    spiegarli. Per me essi non hanno rappresentato che orrore; a molti invece piu'
    che terribili essi sembreranno BAROQUES. In seguito forse un intelletto sapra'
    condurre il mio fantasma al senso comune, un intelletto piu' calmo, piu'
    logico, meno eccitabile del mio, il quale scorgera' nelle circostanze che io
    descrivo con terrore, null'altroche un normale susseguirsi di cause e di
    effetti naturalissimi.

    Sin dall'infanzia sono stato conosciuto per la docilita' e la mitezza del mio
    carattere. Ero talmente tenero di cuore, anzi, che i miei compagni mi avevano
    preso a soggetto delle loro beffe. Amavo soprattutto gli animali, e i miei
    genitori mi avevano concesso di possedere una grande varieta' di bestiole
    preferite. Passavo con questi animaletti la maggior parte del mio tempo, e la
    mia piu' perfetta felicita' consisteva nel nutrirli e nell'accarezzarli. Questo
    tratto caratteristico della mia indole crebbe in me coll'andare degli anni e,
    divenuto adulto, trassi da cio' una delle mie principali fonti di
    soddisfazione. A coloro che abbiano provato un vivo affetto verso un cane
    fedele e intelligente non occorrera' che io spieghi la natura e l'intensita'
    del piacere derivante da questa tendenza. Vi e' qualcosa nell'amore spoglio di
    egoismo e ricco di sacrificio di una bestia senz'anima, che va direttamente al
    cuore di colui che abbia frequenti occasioni di saggiare la pacchiana amicizia
    e l'instabile fedelta' del cosidetto UOMO.

    Mi sposai giovane, e fui felice di ritrovare in mia moglie una tendenza non
    contrastante con la mia. Avendo notato la mia debolezza verso gli animali
    domestici, non perdeva occasione di procurarmi quelli che mi piacevano. Avevamo
    diversi uccelli, dei pesciolini, un bel cane, alcuni conigli, una scimmietta, e
    UN GATTO. Quest'ultimo era un animale bellissimo, di grossezza notevole,
    completamente nero, e straordinariamente intelligente. Parlando della sua
    intelligenza, mia moglie che in cuor suo non era scevra di una certa punta di
    superstizione, faceva frequenti allusioni all'antica credenza popolare secondo
    la quale tutti i gatti neri siano streghe travestite. Non che ella si
    esprimesse mai SERIAMENTE su questo punto, e cito questo particolare soltanto
    perche' mi capita ora, proprio per caso, di ricordarlo.

    Pluto, cosi' si chiamava il gatto, era il mio animale preferito e il mio
    compagno di giochi. Io soltanto gli davo da mangiare, ed egli mi seguiva
    dovunque, per casa: anzi duravo fatica a impedirgli di accompagnarmi persino
    per la strada.

    La nostra amicizia si protrasse cosi' per parecchi anni, durante i quali il mio
    temperamento e il mio carattere in genere, ad opera del demone Intemperanza
    (arrossisco nel confessarlo), subirono un radicale mutamento verso il peggio.
    Ero divenuto di giorno in giorno piu' scontroso, piu' irritabile, sempre piu'
    incurante dei sentimenti altrui. Ero giunto a usare verso mia moglie un
    linguaggio sconveniente. Alla fine arrivai persino alla violenza personale
    contro di lei. Naturalmente anche le mie besrtiole ebbero a soffrire di questo
    mutamento del mio carattere. Non solo le trascuravo, ma le maltrattavo. Verso
    Pluto comunque sentivo ancora abbastanza tenerezza per trattenermi dal
    picchiarlo, mentre non mi facevo srupolo di perquotere i conigli, la scimmia,
    persino il cane, se essi per caso o per affetto mi si mettevano tra i piedi. Ma
    il mio male peggiorava, quale male infatti e' peggiore dell'alcool? E infine
    persino Pluto, il quale ormai invecchiava, ed era di conseguenza alquanto
    stizzoso, persino Pluto comincio' a subire gli effetti del mio cattivo
    carattere.

    Tesoro, luce della mia vita, non ti farò niente. Solo che devi lasciarmi finire la frase. Ho detto che non ti farò niente. Soltanto quella testa te la spacco in due! Quella tua testolina te la faccio a pezzi!


    Cappuccetto rosso? Cappuccetto rosso? Su, apri la porta. Su, apri! Non hai sentito il mio toc, toc, toc? Allora vuoi che soffi? Vuoi che faccio puff? Allora devo aprirla io la porta?

    Sono lupo cattivo!!!

    Sono il peggior incubo che abbiate avuto, sono il più spaventoso dei vostri incubi diventato realtà, conosco le vostre paure, vi ammazzerò a uno a uno.


    Prima però ripetete con me il catechismo:
    Credo che una monetina possa far deragliare un treno merci. Credo che nelle fogne di New York ci siano alligatori, per non dire di topi grossi come pony Shetland. Credo che si possa strappar via l'ombra a una persona con un picchetto da tenda. Credo che esista davvero Babbo Natale e che tutti quei tizi vestiti di rosso che si vedono in giro per le strade a Natale siano i suoi aiutanti. Credo che intorno a noi ci sia un mondo invisibile. Credo che le palline da golf siano piene di gas velenoso e che, a tagliarne una in due respirando l'aria che ne viene fuori, si resti uccisi. Soprattutto, credo nei fantasmi, credo nei fantasmi, credo nei fantasmi. Ci siamo? Pronti per partire. Qua la mano. Si va. Conosco la strada. Non avete che da reggervi forte... e credere.




    Jack Torrance pensò: Piccolo stronzo intrigante. Ullman era alto poco più di un metro e sessanta, e quando si muoveva aveva la rapidità scattante che sembra essere peculiare a tutti gli ometti grassocci. Aveva i capelli spartiti da una scriminatura impeccabile, e il completo scuro era sobrio, ma severo. Sono un uomo al quale potete tranquillamente esporre i vostri problemi, diceva quel completo alla clientela solvente.


    « Mi hanno chiamato folle; ma non è ancora chiaro se la follia sia o meno il grado più elevato dell'intelletto, se la maggior parte di ciò che è glorioso, se tutto ciò che è profondo non nasca da una malattia della mente, da stati di esaltazione della mente a spese dell'intelletto in generale »



    Questa volta la luce del sole non lo accecò. Doveva essere il tramonto. Oppure la stazza dell’uomo lo oscurava completamente.
    Questa volta l’uomo degli hamburger, oltre al solito coltello ancora sporco del sangue di Johann, aveva anche un piatto, coltello e forchetta. Johann, vedendoli, si spaventò ancora di più. Cosa voleva fare, mangiarselo davanti ai suoi stessi occhi? Beh, bastava chiederglielo.
    -Che vuoi fare?- la sua voce era tremolante, era molto spaventato e non si preoccupava di nasconderlo.
    -Dai , ti pensavo più intelligente. Mi è venuto in mente che oggi potevamo mangiare insieme, così per conoscerci meglio- si avvicinò a lui.
    -Tu sei pazzo, tu sei pazzo!- quanto avrebbe voluto alzarsi e picchiarlo, picchiarlo per la sua mano, la sua mano che non avrebbe più riavuto.
    -No, io ho solo fame. Ma ora pensiamo alle cose importanti. Dimmi, preferisci scrivere o camminare?
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    generale minore
    capitano maggiore
    00 09/01/2008 14:28
    Una sera, ritornando a casa dai miei vagabondaggi per la citta', ubriaco
    fradicio, ebbi la sensazione che il gatto evitasse la mia presenza. Lo
    afferrai, e l'animale, allora, spaventato dalla mia violenza, mi produsse sulla
    mano, con i suoi denti, una lieve ferita. In un attimo fui invaso da una furia
    demonica. Non mi riconoscevo piu'. Era come se la mia anima originaria mi si
    fosse a un tratto spiccata dal corpo, e una malvagita' peggio che infernale,
    alimentata dal gin, pervase ogni fibra del mio essere. Mi tolsi di tasca un
    temperino, lo apersi, afferrai la povera bestia per la gola, e deliberatamente
    gli feci saltare l'occhio dall'orbita. Arrossisco, avvampo, rabbrividisco,
    mentre la mia penna descrive questa inaudita atrocita'.

    Allorche' col mattino la ragione mi ritorno', dopo che il sonno aveva fatto
    dileguare lungi da me i fumi dell'orgia notturna, provai un sentimento per
    meta' di orrore, per meta' di rimorso, per il delitto di cui mi ero reso
    colpevole; ma non era che un sentimento debole e ambiguo, e l'anima ne rimase
    intatta. Mi rituffai nei miei eccessi, e ben presto affogai nel vino ogni
    ricordo del mio misfatto.

    Tesoro, luce della mia vita, non ti farò niente. Solo che devi lasciarmi finire la frase. Ho detto che non ti farò niente. Soltanto quella testa te la spacco in due! Quella tua testolina te la faccio a pezzi!


    Cappuccetto rosso? Cappuccetto rosso? Su, apri la porta. Su, apri! Non hai sentito il mio toc, toc, toc? Allora vuoi che soffi? Vuoi che faccio puff? Allora devo aprirla io la porta?

    Sono lupo cattivo!!!

    Sono il peggior incubo che abbiate avuto, sono il più spaventoso dei vostri incubi diventato realtà, conosco le vostre paure, vi ammazzerò a uno a uno.


    Prima però ripetete con me il catechismo:
    Credo che una monetina possa far deragliare un treno merci. Credo che nelle fogne di New York ci siano alligatori, per non dire di topi grossi come pony Shetland. Credo che si possa strappar via l'ombra a una persona con un picchetto da tenda. Credo che esista davvero Babbo Natale e che tutti quei tizi vestiti di rosso che si vedono in giro per le strade a Natale siano i suoi aiutanti. Credo che intorno a noi ci sia un mondo invisibile. Credo che le palline da golf siano piene di gas velenoso e che, a tagliarne una in due respirando l'aria che ne viene fuori, si resti uccisi. Soprattutto, credo nei fantasmi, credo nei fantasmi, credo nei fantasmi. Ci siamo? Pronti per partire. Qua la mano. Si va. Conosco la strada. Non avete che da reggervi forte... e credere.




    Jack Torrance pensò: Piccolo stronzo intrigante. Ullman era alto poco più di un metro e sessanta, e quando si muoveva aveva la rapidità scattante che sembra essere peculiare a tutti gli ometti grassocci. Aveva i capelli spartiti da una scriminatura impeccabile, e il completo scuro era sobrio, ma severo. Sono un uomo al quale potete tranquillamente esporre i vostri problemi, diceva quel completo alla clientela solvente.


    « Mi hanno chiamato folle; ma non è ancora chiaro se la follia sia o meno il grado più elevato dell'intelletto, se la maggior parte di ciò che è glorioso, se tutto ciò che è profondo non nasca da una malattia della mente, da stati di esaltazione della mente a spese dell'intelletto in generale »



    Questa volta la luce del sole non lo accecò. Doveva essere il tramonto. Oppure la stazza dell’uomo lo oscurava completamente.
    Questa volta l’uomo degli hamburger, oltre al solito coltello ancora sporco del sangue di Johann, aveva anche un piatto, coltello e forchetta. Johann, vedendoli, si spaventò ancora di più. Cosa voleva fare, mangiarselo davanti ai suoi stessi occhi? Beh, bastava chiederglielo.
    -Che vuoi fare?- la sua voce era tremolante, era molto spaventato e non si preoccupava di nasconderlo.
    -Dai , ti pensavo più intelligente. Mi è venuto in mente che oggi potevamo mangiare insieme, così per conoscerci meglio- si avvicinò a lui.
    -Tu sei pazzo, tu sei pazzo!- quanto avrebbe voluto alzarsi e picchiarlo, picchiarlo per la sua mano, la sua mano che non avrebbe più riavuto.
    -No, io ho solo fame. Ma ora pensiamo alle cose importanti. Dimmi, preferisci scrivere o camminare?
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    Monese
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    generale minore
    capitano maggiore
    00 09/01/2008 14:29
    Coll'andare del tempo tuttavia il gatto guari'. Certo la sua occhiaia vuota
    aveva un aspetto pauroso, ma l'animale non pareva soffrire piu' alcun dolore.
    Si aggirava per la casa come al solito, ma com'era da aspettarsi, fuggiva
    terrorizzato non appena mi vedeva. Mi era rimasto ancora abbastanza del mio
    vecchio cuore per sentirmi a tutta prima addolorato da questo evidente disgusto
    da parte di una creatura che un tempo mi aveva tanto amato. Ben presto pero' a
    questo sentimento succedette una viva irritazione. E infine si impadroni' di
    me, per sommergermi in modo definitivo e irrevocabile, lo spirito della
    PERVERSITA'. Di questo spirito la filosofia non si cura. Eppure sono sicuro,
    quanto sono sicuro che la mia anima vive, che la perversita' e' uno degli
    impulsi piu' primitivi del cuore umano, una di quelle facolta' o sentimenti
    primari non analizzabili che dirigono il carattere dell'Uomo. Chi non ha almeno
    cento volte commessa un'azione sciocca o vile, per nessun altro motivo se non
    perche' sa che non dovrebbe commetterla? Non proviamo noi una tendenza perenne,
    a dispetto di ogni nostra migliore saggezza, a violare cio' che e' la LEGGE,
    soltanto perche' la riconosciamo tale? Questo spirito di perversita', ripeto,
    produsse in me il decadimento finale. Era questo insondabile anelito dell'anima
    A TORTURARE SE STESSA, a violentare la propria stessa natura, a fare il male
    soltanto per amore del male, che mi sospinse a continuare e infine a consumare
    l'offesa che avevo inflitta alla bestia innocente.

    Tesoro, luce della mia vita, non ti farò niente. Solo che devi lasciarmi finire la frase. Ho detto che non ti farò niente. Soltanto quella testa te la spacco in due! Quella tua testolina te la faccio a pezzi!


    Cappuccetto rosso? Cappuccetto rosso? Su, apri la porta. Su, apri! Non hai sentito il mio toc, toc, toc? Allora vuoi che soffi? Vuoi che faccio puff? Allora devo aprirla io la porta?

    Sono lupo cattivo!!!

    Sono il peggior incubo che abbiate avuto, sono il più spaventoso dei vostri incubi diventato realtà, conosco le vostre paure, vi ammazzerò a uno a uno.


    Prima però ripetete con me il catechismo:
    Credo che una monetina possa far deragliare un treno merci. Credo che nelle fogne di New York ci siano alligatori, per non dire di topi grossi come pony Shetland. Credo che si possa strappar via l'ombra a una persona con un picchetto da tenda. Credo che esista davvero Babbo Natale e che tutti quei tizi vestiti di rosso che si vedono in giro per le strade a Natale siano i suoi aiutanti. Credo che intorno a noi ci sia un mondo invisibile. Credo che le palline da golf siano piene di gas velenoso e che, a tagliarne una in due respirando l'aria che ne viene fuori, si resti uccisi. Soprattutto, credo nei fantasmi, credo nei fantasmi, credo nei fantasmi. Ci siamo? Pronti per partire. Qua la mano. Si va. Conosco la strada. Non avete che da reggervi forte... e credere.




    Jack Torrance pensò: Piccolo stronzo intrigante. Ullman era alto poco più di un metro e sessanta, e quando si muoveva aveva la rapidità scattante che sembra essere peculiare a tutti gli ometti grassocci. Aveva i capelli spartiti da una scriminatura impeccabile, e il completo scuro era sobrio, ma severo. Sono un uomo al quale potete tranquillamente esporre i vostri problemi, diceva quel completo alla clientela solvente.


    « Mi hanno chiamato folle; ma non è ancora chiaro se la follia sia o meno il grado più elevato dell'intelletto, se la maggior parte di ciò che è glorioso, se tutto ciò che è profondo non nasca da una malattia della mente, da stati di esaltazione della mente a spese dell'intelletto in generale »



    Questa volta la luce del sole non lo accecò. Doveva essere il tramonto. Oppure la stazza dell’uomo lo oscurava completamente.
    Questa volta l’uomo degli hamburger, oltre al solito coltello ancora sporco del sangue di Johann, aveva anche un piatto, coltello e forchetta. Johann, vedendoli, si spaventò ancora di più. Cosa voleva fare, mangiarselo davanti ai suoi stessi occhi? Beh, bastava chiederglielo.
    -Che vuoi fare?- la sua voce era tremolante, era molto spaventato e non si preoccupava di nasconderlo.
    -Dai , ti pensavo più intelligente. Mi è venuto in mente che oggi potevamo mangiare insieme, così per conoscerci meglio- si avvicinò a lui.
    -Tu sei pazzo, tu sei pazzo!- quanto avrebbe voluto alzarsi e picchiarlo, picchiarlo per la sua mano, la sua mano che non avrebbe più riavuto.
    -No, io ho solo fame. Ma ora pensiamo alle cose importanti. Dimmi, preferisci scrivere o camminare?
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    Monese
    Post: 5.282
    generale minore
    capitano maggiore
    00 09/01/2008 14:29
    Un mattino, a sangue freddo le passai un cappio al collo e la impiccai al ramo
    di un albero; la impiccai, con le lagrime che mi sgorgavano dagli occhi e col
    piu' amaro rimorso nel cuore; la impiccai PERCHE' sapevo che mi aveva amato, e
    PERCHE' sentivo che non mi aveva dato alcun motivo di offesa; la impiccai
    PERCHE' sapevo che cosi' facendo commettevo un peccato, un peccato mortale che
    avrebbe posto in tale pericolo la mia anima immortale da sottrarla (se una cosa
    simile fosse possibile) perfina all'infinita misericordia dell'Infinitamente
    Misericordioso e Infinitamente Terribile Iddio.

    La notte di quel giorno in cui avevo compiuto questo gesto crudele fui
    risvegliato nel sonno da grida di "al fuoco! Al fuoco!". I cortinaggi del mio
    letto erano in fiamme, tutta la casa ardeva. Fu con grande difficolta' che mia
    moglie, una domestica e io stesso riuscimmo a salvarci dall'incendio. La
    distruzione fu totale. Tutta la mia sostanza venne inghiottita dal disastro, e
    da quel momento in avanti io mi abbandonai alla disperazione.

    Non ho affatto la debolezza di cercar di stabilire un nesso di causa e di
    effetto tra questa sciagura e l'atrocita' da me commessa. Ma sto enumerando una
    catena di fatti, e non desidero percio' lasciare incompiuto anche un solo
    eventuale anello. Il giorno successivo all'incendio mi recai a ispezionare le
    macerie. Tutti i muri della casa erano caduti, a eccezione di uno solo. Si
    trattava di un muro divisorio, non molto massiccio, che si trovava verso il
    mezzo della casa, e contro il quale aveva sempre poggiato la testa del mio
    letto. In questo punto l'intonaco aveva in gran parte resistito all'azione del
    fuoco, un particolare che io attribuii al fatto essere stata quella parete
    appunto ripulita di fresco. Intorno a questo muro si era radunata una densa
    folla, e molte persone sembravano esaminare un certo tratto di parete con
    attenzione minutissima e ansiosa. Le parole "Strano!", e "Incredibile!", e altre
    espressioni consimili eccitarono la mia curiosita'. Mi avvicinai e vidi, quasi
    fosse scolpita in BAS-RELIEF sulla superficie bianca, l'immagine di un gatto
    gigantesco. L'effetto era reso con una precisione che aveva veramente del
    fantastico. Intorno al collo dell'animale penzolava una corda.

    Tesoro, luce della mia vita, non ti farò niente. Solo che devi lasciarmi finire la frase. Ho detto che non ti farò niente. Soltanto quella testa te la spacco in due! Quella tua testolina te la faccio a pezzi!


    Cappuccetto rosso? Cappuccetto rosso? Su, apri la porta. Su, apri! Non hai sentito il mio toc, toc, toc? Allora vuoi che soffi? Vuoi che faccio puff? Allora devo aprirla io la porta?

    Sono lupo cattivo!!!

    Sono il peggior incubo che abbiate avuto, sono il più spaventoso dei vostri incubi diventato realtà, conosco le vostre paure, vi ammazzerò a uno a uno.


    Prima però ripetete con me il catechismo:
    Credo che una monetina possa far deragliare un treno merci. Credo che nelle fogne di New York ci siano alligatori, per non dire di topi grossi come pony Shetland. Credo che si possa strappar via l'ombra a una persona con un picchetto da tenda. Credo che esista davvero Babbo Natale e che tutti quei tizi vestiti di rosso che si vedono in giro per le strade a Natale siano i suoi aiutanti. Credo che intorno a noi ci sia un mondo invisibile. Credo che le palline da golf siano piene di gas velenoso e che, a tagliarne una in due respirando l'aria che ne viene fuori, si resti uccisi. Soprattutto, credo nei fantasmi, credo nei fantasmi, credo nei fantasmi. Ci siamo? Pronti per partire. Qua la mano. Si va. Conosco la strada. Non avete che da reggervi forte... e credere.




    Jack Torrance pensò: Piccolo stronzo intrigante. Ullman era alto poco più di un metro e sessanta, e quando si muoveva aveva la rapidità scattante che sembra essere peculiare a tutti gli ometti grassocci. Aveva i capelli spartiti da una scriminatura impeccabile, e il completo scuro era sobrio, ma severo. Sono un uomo al quale potete tranquillamente esporre i vostri problemi, diceva quel completo alla clientela solvente.


    « Mi hanno chiamato folle; ma non è ancora chiaro se la follia sia o meno il grado più elevato dell'intelletto, se la maggior parte di ciò che è glorioso, se tutto ciò che è profondo non nasca da una malattia della mente, da stati di esaltazione della mente a spese dell'intelletto in generale »



    Questa volta la luce del sole non lo accecò. Doveva essere il tramonto. Oppure la stazza dell’uomo lo oscurava completamente.
    Questa volta l’uomo degli hamburger, oltre al solito coltello ancora sporco del sangue di Johann, aveva anche un piatto, coltello e forchetta. Johann, vedendoli, si spaventò ancora di più. Cosa voleva fare, mangiarselo davanti ai suoi stessi occhi? Beh, bastava chiederglielo.
    -Che vuoi fare?- la sua voce era tremolante, era molto spaventato e non si preoccupava di nasconderlo.
    -Dai , ti pensavo più intelligente. Mi è venuto in mente che oggi potevamo mangiare insieme, così per conoscerci meglio- si avvicinò a lui.
    -Tu sei pazzo, tu sei pazzo!- quanto avrebbe voluto alzarsi e picchiarlo, picchiarlo per la sua mano, la sua mano che non avrebbe più riavuto.
    -No, io ho solo fame. Ma ora pensiamo alle cose importanti. Dimmi, preferisci scrivere o camminare?
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    Monese
    Post: 5.282
    generale minore
    capitano maggiore
    00 09/01/2008 14:30
    A tutta prima, nel trovarmi di fronte a quella apparizione, poiche' non potevo
    considerarla altrimenti, fui invaso da uno sbalordimento e da un terrore
    incontrollabili. Ma in seguito la ragione mi venne in soccorso. Mi rammentai di
    avere impiccato il gatto in un giardino adiacente alla casa. Quando era stato
    dato l'allarme d'incendio questo giardino era stato immediatamente invaso dalla
    folla, e tra questa qualcuno doveva aver tolto l'animale dall'albero e doveva
    averlo gettato attraverso la finestra aperta, nella mia stanza. Forse avevano
    fatto questo con l'intenzione di svegliarmi. La caduta di altre pareti aveva
    schiacciato la vittima della mia crudelta' nella massa dell'intonaco spalmato
    di fresco; e la calce di questo, unitamente alle fiamme a all'AMMONIA esalante
    dalla carogna avevano poi compiuto la raffigurazione che io ora vedevo dinanzi.

    Per quanto riuscissi a placare con questa riflessione il mio cervello, se non
    completamente la mia coscienza, e giustificare cosi' il fatto sorprendente che
    ho teste' narrato, non mi fu tuttavia possibile sottrarmi alla profonda
    impressione che esso aveva provocato sulla mia fantasia. Per mesi interi non
    riuscii a liberarmi del fantasma del gatto, e durante tutto quel tempo il mio
    spirito fu tormentato da un sentimento indefinito che poteva sembrare, ma non
    era, rimorso. Giunsi sino al punto di rimpiangere la perdita dell'animale e a
    guardarmi attorno, nei sordidi ambienti che ormai frequentavo d'abitudine, in
    cerca di qualche altro esemplare della stessa specie, se non proprio del tutto
    identico, da poter coccolare, e grazie al quale sostituire la bestiola perduta.

    Tesoro, luce della mia vita, non ti farò niente. Solo che devi lasciarmi finire la frase. Ho detto che non ti farò niente. Soltanto quella testa te la spacco in due! Quella tua testolina te la faccio a pezzi!


    Cappuccetto rosso? Cappuccetto rosso? Su, apri la porta. Su, apri! Non hai sentito il mio toc, toc, toc? Allora vuoi che soffi? Vuoi che faccio puff? Allora devo aprirla io la porta?

    Sono lupo cattivo!!!

    Sono il peggior incubo che abbiate avuto, sono il più spaventoso dei vostri incubi diventato realtà, conosco le vostre paure, vi ammazzerò a uno a uno.


    Prima però ripetete con me il catechismo:
    Credo che una monetina possa far deragliare un treno merci. Credo che nelle fogne di New York ci siano alligatori, per non dire di topi grossi come pony Shetland. Credo che si possa strappar via l'ombra a una persona con un picchetto da tenda. Credo che esista davvero Babbo Natale e che tutti quei tizi vestiti di rosso che si vedono in giro per le strade a Natale siano i suoi aiutanti. Credo che intorno a noi ci sia un mondo invisibile. Credo che le palline da golf siano piene di gas velenoso e che, a tagliarne una in due respirando l'aria che ne viene fuori, si resti uccisi. Soprattutto, credo nei fantasmi, credo nei fantasmi, credo nei fantasmi. Ci siamo? Pronti per partire. Qua la mano. Si va. Conosco la strada. Non avete che da reggervi forte... e credere.




    Jack Torrance pensò: Piccolo stronzo intrigante. Ullman era alto poco più di un metro e sessanta, e quando si muoveva aveva la rapidità scattante che sembra essere peculiare a tutti gli ometti grassocci. Aveva i capelli spartiti da una scriminatura impeccabile, e il completo scuro era sobrio, ma severo. Sono un uomo al quale potete tranquillamente esporre i vostri problemi, diceva quel completo alla clientela solvente.


    « Mi hanno chiamato folle; ma non è ancora chiaro se la follia sia o meno il grado più elevato dell'intelletto, se la maggior parte di ciò che è glorioso, se tutto ciò che è profondo non nasca da una malattia della mente, da stati di esaltazione della mente a spese dell'intelletto in generale »



    Questa volta la luce del sole non lo accecò. Doveva essere il tramonto. Oppure la stazza dell’uomo lo oscurava completamente.
    Questa volta l’uomo degli hamburger, oltre al solito coltello ancora sporco del sangue di Johann, aveva anche un piatto, coltello e forchetta. Johann, vedendoli, si spaventò ancora di più. Cosa voleva fare, mangiarselo davanti ai suoi stessi occhi? Beh, bastava chiederglielo.
    -Che vuoi fare?- la sua voce era tremolante, era molto spaventato e non si preoccupava di nasconderlo.
    -Dai , ti pensavo più intelligente. Mi è venuto in mente che oggi potevamo mangiare insieme, così per conoscerci meglio- si avvicinò a lui.
    -Tu sei pazzo, tu sei pazzo!- quanto avrebbe voluto alzarsi e picchiarlo, picchiarlo per la sua mano, la sua mano che non avrebbe più riavuto.
    -No, io ho solo fame. Ma ora pensiamo alle cose importanti. Dimmi, preferisci scrivere o camminare?
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    generale minore
    capitano maggiore
    00 09/01/2008 14:30
    Una notte, mentre sedevo, in stato di semistupidimento, in una taverna
    malfamata, la mia attenzione fu improvvisamente attratta da un oggetto nero che
    posava sul coperchio di una delle tante botti enormi piene di gin o di rum
    costituenti il principale arredamento della stanza. Gia' da alcuni minuti stavi
    fissando proprio il coperchio di quella botte, e fui percio' sorpreso di non
    essermi accorto prima dell'oggetto che vi era adagiato sopra. Mi avvicinai e lo
    toccai con la mano. Era un gatto nero enorme, grosso quanto Pluto, e che gli
    assomigliava in tutto tranne che per un unico particolare. Pluto non aveva un
    solo pelo bianco in tutto il corpo, mentre questo gatto aveva l'intera zona del
    petto ricoperta di una larga se pure indefinita macchia bianca.

    Non appena lo toccai l'animale si alzo' immediatamente, si mise a ronfare
    forte, si strofino' contro la mia mano, parve insomma felice della mia
    attenzione verso di lui. Era dunque proprio il gatto di cui andavo in cerca.
    Offersi subito al taverniere di acquistarlo, ma l'uomo dichiaro' di non avere
    alcun diritto su quella bestia, poiche' non ne sapeva nulla, ne' mai l'aveva
    veduta prima.

    Tesoro, luce della mia vita, non ti farò niente. Solo che devi lasciarmi finire la frase. Ho detto che non ti farò niente. Soltanto quella testa te la spacco in due! Quella tua testolina te la faccio a pezzi!


    Cappuccetto rosso? Cappuccetto rosso? Su, apri la porta. Su, apri! Non hai sentito il mio toc, toc, toc? Allora vuoi che soffi? Vuoi che faccio puff? Allora devo aprirla io la porta?

    Sono lupo cattivo!!!

    Sono il peggior incubo che abbiate avuto, sono il più spaventoso dei vostri incubi diventato realtà, conosco le vostre paure, vi ammazzerò a uno a uno.


    Prima però ripetete con me il catechismo:
    Credo che una monetina possa far deragliare un treno merci. Credo che nelle fogne di New York ci siano alligatori, per non dire di topi grossi come pony Shetland. Credo che si possa strappar via l'ombra a una persona con un picchetto da tenda. Credo che esista davvero Babbo Natale e che tutti quei tizi vestiti di rosso che si vedono in giro per le strade a Natale siano i suoi aiutanti. Credo che intorno a noi ci sia un mondo invisibile. Credo che le palline da golf siano piene di gas velenoso e che, a tagliarne una in due respirando l'aria che ne viene fuori, si resti uccisi. Soprattutto, credo nei fantasmi, credo nei fantasmi, credo nei fantasmi. Ci siamo? Pronti per partire. Qua la mano. Si va. Conosco la strada. Non avete che da reggervi forte... e credere.




    Jack Torrance pensò: Piccolo stronzo intrigante. Ullman era alto poco più di un metro e sessanta, e quando si muoveva aveva la rapidità scattante che sembra essere peculiare a tutti gli ometti grassocci. Aveva i capelli spartiti da una scriminatura impeccabile, e il completo scuro era sobrio, ma severo. Sono un uomo al quale potete tranquillamente esporre i vostri problemi, diceva quel completo alla clientela solvente.


    « Mi hanno chiamato folle; ma non è ancora chiaro se la follia sia o meno il grado più elevato dell'intelletto, se la maggior parte di ciò che è glorioso, se tutto ciò che è profondo non nasca da una malattia della mente, da stati di esaltazione della mente a spese dell'intelletto in generale »



    Questa volta la luce del sole non lo accecò. Doveva essere il tramonto. Oppure la stazza dell’uomo lo oscurava completamente.
    Questa volta l’uomo degli hamburger, oltre al solito coltello ancora sporco del sangue di Johann, aveva anche un piatto, coltello e forchetta. Johann, vedendoli, si spaventò ancora di più. Cosa voleva fare, mangiarselo davanti ai suoi stessi occhi? Beh, bastava chiederglielo.
    -Che vuoi fare?- la sua voce era tremolante, era molto spaventato e non si preoccupava di nasconderlo.
    -Dai , ti pensavo più intelligente. Mi è venuto in mente che oggi potevamo mangiare insieme, così per conoscerci meglio- si avvicinò a lui.
    -Tu sei pazzo, tu sei pazzo!- quanto avrebbe voluto alzarsi e picchiarlo, picchiarlo per la sua mano, la sua mano che non avrebbe più riavuto.
    -No, io ho solo fame. Ma ora pensiamo alle cose importanti. Dimmi, preferisci scrivere o camminare?
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    Monese
    Post: 5.282
    generale minore
    capitano maggiore
    00 09/01/2008 14:31
    Seguitai ad accarezzarlo, e mentre mi disponevo a ritornare a casa, l'animale
    dimostro' subito una evidente intenzione di accompagnarmi. Naturalmente ne fui
    ben contento, e di quando in quando mi chinavo a lisciargli il pelo pur
    seguitando a procedere nel mio cammino. Non appena giunto a casa la bestia si
    addomestico' subito e divenne immediatamente il coccolo di mia moglie.

    Per parte mia mi accorsi ben presto che in me sorgeva contro l'animale una viva
    antipatia. Era proprio il contrario di quanto avevo preveduto, ma non so
    perche' o come fosse, la sua manifesta tenerezza verso la mia persona mi
    indispettiva e disgustava. Gradatamente questi sentimenti di ribrezzo e di
    insofferenza si tramutarono in un odio profondo. Evitavo l'animale; un vago
    senso di vergogna e il ricordo del mio precedente atto di crudelta' mi impediva
    di maltrattarlo fisicamente. Per alcune settimane mi trattenni dal picchiarlo,
    o dal fargli comunque del danno, ma a poco a poco, oh, per lentissimi gradi,
    giunsi a considerarlo con un ribrezzo indescrivibile e a fuggire
    silenziosamente la sua odiosa presenza come sarei fuggito dal lezzo
    pestilenziale di una malattia contagiosa.

    Quel che alimentava senza dubbio il mio odio verso l'animale era stata la
    scoperta, il mattino successivo alla sua venuta nella mia casa, che anche
    questo gatto, al pari di Pluto, era cieco di un occhio. Questo particolare
    invece non aveva fatto che renderlo ancora piu' caro a mia moglie, la quale,
    come gia' ho detto, possedeva in sommo grado quella umanita' di sentimenti che
    era stata un tempo il mio tratto caratteristico, e la fonte di molte tra le mie
    piu' semplici e piu' pure soddisfazioni.

    Ma quanto piu' la mia avversione per questo gatto cresceva, tanto piu' sembrava
    aumentare da parte sua la tenerezza verso di me. Seguiva i miei passi con una
    ostinazione che sarebbe difficile far comprendere al lettore. Dovunque mi
    sedessi, subito si accovacciava sotto la mia seggiola, o mi balzava sulle
    ginocchia, importunandomi con le sue insopportabili feste. Se mi alzavo per
    passeggiare, ecco che correva a mettermisi fra i piedie per poco non mi faceva
    cadere, oppure conficcando nel mio vestito i suoi unghioli lunghi e aguzzi, si
    arrampicava con questo sistema sino al mio petto. In quei momenti, benche' mi
    divorasse il desiderio di distruggerlo con un colpo solo, ero trattenuto dal
    far cio', in parte dal ricordo del mio precedente delitto, ma soprattutto,
    lasciate che lo confessi subito, da un vero e proprio TERRORE dell'animale.

    Tesoro, luce della mia vita, non ti farò niente. Solo che devi lasciarmi finire la frase. Ho detto che non ti farò niente. Soltanto quella testa te la spacco in due! Quella tua testolina te la faccio a pezzi!


    Cappuccetto rosso? Cappuccetto rosso? Su, apri la porta. Su, apri! Non hai sentito il mio toc, toc, toc? Allora vuoi che soffi? Vuoi che faccio puff? Allora devo aprirla io la porta?

    Sono lupo cattivo!!!

    Sono il peggior incubo che abbiate avuto, sono il più spaventoso dei vostri incubi diventato realtà, conosco le vostre paure, vi ammazzerò a uno a uno.


    Prima però ripetete con me il catechismo:
    Credo che una monetina possa far deragliare un treno merci. Credo che nelle fogne di New York ci siano alligatori, per non dire di topi grossi come pony Shetland. Credo che si possa strappar via l'ombra a una persona con un picchetto da tenda. Credo che esista davvero Babbo Natale e che tutti quei tizi vestiti di rosso che si vedono in giro per le strade a Natale siano i suoi aiutanti. Credo che intorno a noi ci sia un mondo invisibile. Credo che le palline da golf siano piene di gas velenoso e che, a tagliarne una in due respirando l'aria che ne viene fuori, si resti uccisi. Soprattutto, credo nei fantasmi, credo nei fantasmi, credo nei fantasmi. Ci siamo? Pronti per partire. Qua la mano. Si va. Conosco la strada. Non avete che da reggervi forte... e credere.




    Jack Torrance pensò: Piccolo stronzo intrigante. Ullman era alto poco più di un metro e sessanta, e quando si muoveva aveva la rapidità scattante che sembra essere peculiare a tutti gli ometti grassocci. Aveva i capelli spartiti da una scriminatura impeccabile, e il completo scuro era sobrio, ma severo. Sono un uomo al quale potete tranquillamente esporre i vostri problemi, diceva quel completo alla clientela solvente.


    « Mi hanno chiamato folle; ma non è ancora chiaro se la follia sia o meno il grado più elevato dell'intelletto, se la maggior parte di ciò che è glorioso, se tutto ciò che è profondo non nasca da una malattia della mente, da stati di esaltazione della mente a spese dell'intelletto in generale »



    Questa volta la luce del sole non lo accecò. Doveva essere il tramonto. Oppure la stazza dell’uomo lo oscurava completamente.
    Questa volta l’uomo degli hamburger, oltre al solito coltello ancora sporco del sangue di Johann, aveva anche un piatto, coltello e forchetta. Johann, vedendoli, si spaventò ancora di più. Cosa voleva fare, mangiarselo davanti ai suoi stessi occhi? Beh, bastava chiederglielo.
    -Che vuoi fare?- la sua voce era tremolante, era molto spaventato e non si preoccupava di nasconderlo.
    -Dai , ti pensavo più intelligente. Mi è venuto in mente che oggi potevamo mangiare insieme, così per conoscerci meglio- si avvicinò a lui.
    -Tu sei pazzo, tu sei pazzo!- quanto avrebbe voluto alzarsi e picchiarlo, picchiarlo per la sua mano, la sua mano che non avrebbe più riavuto.
    -No, io ho solo fame. Ma ora pensiamo alle cose importanti. Dimmi, preferisci scrivere o camminare?
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    Monese
    Post: 5.282
    generale minore
    capitano maggiore
    00 09/01/2008 14:31
    Questo terrore non era esattamente il terrore di un possibile male fisico, e
    tuttavia non saprei come altrimenti definirlo. Ho quasi vergogna di ammettere -
    si', persino in questa cella d'infamia, ho quasi vergogna d'ammettere, - che il
    terrore e l'orrore ispiratimi dall'animale erano stati rafforzati da una tra le
    piu' chimeriche assurdita' che sia possibile immaginare. Mia moglie aveva piu'
    d'una volta richiamata la mia attenzione sulla stranezza della macchia di peli
    bianchi di cui ho gia' accennato, e che costituiva la sola differenza visibile
    tra questo misterioso gatto e quello che io avevo ucciso. Il lettore si
    rammentera' che questo segno, per quanto grande, dapprincipio era molto
    indefinito, mentre invece in seguito (per gradi lentissimi, quasi
    impercettibili, e che la mia Ragione si rifiuto' a lungo di ammettere,
    respingendoli come un'assurda fantasia) aveva infine assunto nettezza di
    contorni e una forma precisa. Esso era divenuto ora la rappresentazione di un
    oggetto che rabbrividisco a nominare, e per questo soprattutto odiavo e
    paventavo e avrei voluto sbarazzarmi di quel mostro SE SOLTANTO LO AVESSI OSATO,
    poiche' questo segno, ripeto, si era finalmente trasformato nella figurazione
    limpidissima di un oggetto odioso e ributtante: era divenuto una FORCA, oh,
    lugubre e terribile macchina di orrore e di delitto, di agonia e di morte!

    E adesso la mia miseria superava la miseria tutta dell'Umanita' intera. E una
    BESTIA BRUTA, il cui simile io avevo cosi' sprezzantemente annientato, una
    BESTIA BRUTA doveva foggiare per ME, per me uomo, fatto a immagine
    dell'Altissimo Iddio, un cosi' intollerabile tormento? Ahime'! Non conobbi piu'
    ne' di notte ne' di giorno la benedizione del riposo! Di giorno l'animale non mi
    lasciava solo neppure per un istante; e di notte mi svegliavo di ora in ora
    di soprassalto, da incubi grevi di indicibile paura, per sentirmi l'alito caldo
    di QUELLA COSA sulla faccia, e la vasta massa del suo corpo. Incubo incarnato
    che non avevo il potere di scuotermi di dosso, eternamente incombente sul mio
    CUORE!

    S
    Tesoro, luce della mia vita, non ti farò niente. Solo che devi lasciarmi finire la frase. Ho detto che non ti farò niente. Soltanto quella testa te la spacco in due! Quella tua testolina te la faccio a pezzi!


    Cappuccetto rosso? Cappuccetto rosso? Su, apri la porta. Su, apri! Non hai sentito il mio toc, toc, toc? Allora vuoi che soffi? Vuoi che faccio puff? Allora devo aprirla io la porta?

    Sono lupo cattivo!!!

    Sono il peggior incubo che abbiate avuto, sono il più spaventoso dei vostri incubi diventato realtà, conosco le vostre paure, vi ammazzerò a uno a uno.


    Prima però ripetete con me il catechismo:
    Credo che una monetina possa far deragliare un treno merci. Credo che nelle fogne di New York ci siano alligatori, per non dire di topi grossi come pony Shetland. Credo che si possa strappar via l'ombra a una persona con un picchetto da tenda. Credo che esista davvero Babbo Natale e che tutti quei tizi vestiti di rosso che si vedono in giro per le strade a Natale siano i suoi aiutanti. Credo che intorno a noi ci sia un mondo invisibile. Credo che le palline da golf siano piene di gas velenoso e che, a tagliarne una in due respirando l'aria che ne viene fuori, si resti uccisi. Soprattutto, credo nei fantasmi, credo nei fantasmi, credo nei fantasmi. Ci siamo? Pronti per partire. Qua la mano. Si va. Conosco la strada. Non avete che da reggervi forte... e credere.




    Jack Torrance pensò: Piccolo stronzo intrigante. Ullman era alto poco più di un metro e sessanta, e quando si muoveva aveva la rapidità scattante che sembra essere peculiare a tutti gli ometti grassocci. Aveva i capelli spartiti da una scriminatura impeccabile, e il completo scuro era sobrio, ma severo. Sono un uomo al quale potete tranquillamente esporre i vostri problemi, diceva quel completo alla clientela solvente.


    « Mi hanno chiamato folle; ma non è ancora chiaro se la follia sia o meno il grado più elevato dell'intelletto, se la maggior parte di ciò che è glorioso, se tutto ciò che è profondo non nasca da una malattia della mente, da stati di esaltazione della mente a spese dell'intelletto in generale »



    Questa volta la luce del sole non lo accecò. Doveva essere il tramonto. Oppure la stazza dell’uomo lo oscurava completamente.
    Questa volta l’uomo degli hamburger, oltre al solito coltello ancora sporco del sangue di Johann, aveva anche un piatto, coltello e forchetta. Johann, vedendoli, si spaventò ancora di più. Cosa voleva fare, mangiarselo davanti ai suoi stessi occhi? Beh, bastava chiederglielo.
    -Che vuoi fare?- la sua voce era tremolante, era molto spaventato e non si preoccupava di nasconderlo.
    -Dai , ti pensavo più intelligente. Mi è venuto in mente che oggi potevamo mangiare insieme, così per conoscerci meglio- si avvicinò a lui.
    -Tu sei pazzo, tu sei pazzo!- quanto avrebbe voluto alzarsi e picchiarlo, picchiarlo per la sua mano, la sua mano che non avrebbe più riavuto.
    -No, io ho solo fame. Ma ora pensiamo alle cose importanti. Dimmi, preferisci scrivere o camminare?
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    Monese
    Post: 5.282
    generale minore
    capitano maggiore
    00 09/01/2008 14:32
    Sotto l'incalzare di siffatte torture, quel poco di bene che ancora restava in
    me scomparve. Pensieri malvagi divennero i miei soli compagni, ed erano i piu'
    tetri, i piu' malvagi dei pensieri. L'ombrosita' abituale del mio carattere si
    tramuto' in un odio forsennato di tutte le cose e dell'intera umanita'; mentre
    degli scoppi improvvisi, frequenti, incontrollabili di collera ai quali ora io
    ciecamente mi abbandonavo, la mia docile moglie, era divenuta, ahime! la vittima
    piu' consueta e piu' paziente.

    Un giorno ella mi accompagno' per necessita' domestiche nello scantinato del
    vecchio edificio dove la nostra poverta' ci costringeva ora ad abitare. Il gatto
    naturalmente mi aveva seguito giu' per i ripidi scalini, e, avendo io evitato
    per vero miracolo di cadere lungo disteso per causa sua, mi aveva esasperato
    sino alla follia. Sollevai una scure e dimenticando nella mia collera il terrore
    puerile che sino a quel momento mi aveva trattenuto la mano, diressi contro
    l'animale un colpo che certo lo avrebbe ucciso all'istante se fosse calato come
    io avrei voluto. Ma questo colpo fu arrestato dalla mano di mia moglie. La sua
    intromissione mi colmo' di furore demoniaco e liberando violentemente il mio
    braccio dala sua stretta le affondai la scure nel cervello. Ella cadde morta
    stecchita, senza emettere un gemito.

    Appena compiuto questo odioso crimine, mi posi immediatamente e con frdda
    deliberazione all'impresa di occultare il cadavere. Sapevo che non mi era
    possibile rimuoverlo dalla casa, ne' di giorno ne' di notte, senza correre il
    rischio di essere notato dai vicini. Formai nella mia mente molti progetti. A
    tutta prima pensai di tagliare il cadavere in pezzi minuti e di distruggerli nel
    fuoco. In un secondo tempo decisi di scavare una fossa nel pavimento della
    cantina. Poi architettai di gettarlo nel pozzo del cortile, oppure di porlo
    dentro una scatola, come se fosse della merce, e ordinare al portiere di
    portarlo via da casa. Infine escogitai quello che mi parve l'espediente
    migliore. Decisi di murarlo nella cantina stessa, come si narra solessero murare
    le proprie vittime i monaci medievali.

    La cantina era adattissima a uno scopo come il mio. Le sue pareti erano state
    costruite rozzamente, e di fresco intonacate con cemento grossolano, cui
    l'umidita' atmosferica aveva impedito d'indurirsi. Inoltre in una delle pareti
    vi era uno sporto, provocato da un falso camino, o caminetto, che era stato
    riempito e trasformato in modo da somigliare al resto dello scantinato. Mi
    assicurai che mi sarebbe stato facile spostare i mattoni in quel punto,
    inserirvi il cadavere, e tornare a murare il tutto come prima, in modo che
    nessun occhio umano potesse scorgervi alcunche' di sospetto.

    Tesoro, luce della mia vita, non ti farò niente. Solo che devi lasciarmi finire la frase. Ho detto che non ti farò niente. Soltanto quella testa te la spacco in due! Quella tua testolina te la faccio a pezzi!


    Cappuccetto rosso? Cappuccetto rosso? Su, apri la porta. Su, apri! Non hai sentito il mio toc, toc, toc? Allora vuoi che soffi? Vuoi che faccio puff? Allora devo aprirla io la porta?

    Sono lupo cattivo!!!

    Sono il peggior incubo che abbiate avuto, sono il più spaventoso dei vostri incubi diventato realtà, conosco le vostre paure, vi ammazzerò a uno a uno.


    Prima però ripetete con me il catechismo:
    Credo che una monetina possa far deragliare un treno merci. Credo che nelle fogne di New York ci siano alligatori, per non dire di topi grossi come pony Shetland. Credo che si possa strappar via l'ombra a una persona con un picchetto da tenda. Credo che esista davvero Babbo Natale e che tutti quei tizi vestiti di rosso che si vedono in giro per le strade a Natale siano i suoi aiutanti. Credo che intorno a noi ci sia un mondo invisibile. Credo che le palline da golf siano piene di gas velenoso e che, a tagliarne una in due respirando l'aria che ne viene fuori, si resti uccisi. Soprattutto, credo nei fantasmi, credo nei fantasmi, credo nei fantasmi. Ci siamo? Pronti per partire. Qua la mano. Si va. Conosco la strada. Non avete che da reggervi forte... e credere.




    Jack Torrance pensò: Piccolo stronzo intrigante. Ullman era alto poco più di un metro e sessanta, e quando si muoveva aveva la rapidità scattante che sembra essere peculiare a tutti gli ometti grassocci. Aveva i capelli spartiti da una scriminatura impeccabile, e il completo scuro era sobrio, ma severo. Sono un uomo al quale potete tranquillamente esporre i vostri problemi, diceva quel completo alla clientela solvente.


    « Mi hanno chiamato folle; ma non è ancora chiaro se la follia sia o meno il grado più elevato dell'intelletto, se la maggior parte di ciò che è glorioso, se tutto ciò che è profondo non nasca da una malattia della mente, da stati di esaltazione della mente a spese dell'intelletto in generale »



    Questa volta la luce del sole non lo accecò. Doveva essere il tramonto. Oppure la stazza dell’uomo lo oscurava completamente.
    Questa volta l’uomo degli hamburger, oltre al solito coltello ancora sporco del sangue di Johann, aveva anche un piatto, coltello e forchetta. Johann, vedendoli, si spaventò ancora di più. Cosa voleva fare, mangiarselo davanti ai suoi stessi occhi? Beh, bastava chiederglielo.
    -Che vuoi fare?- la sua voce era tremolante, era molto spaventato e non si preoccupava di nasconderlo.
    -Dai , ti pensavo più intelligente. Mi è venuto in mente che oggi potevamo mangiare insieme, così per conoscerci meglio- si avvicinò a lui.
    -Tu sei pazzo, tu sei pazzo!- quanto avrebbe voluto alzarsi e picchiarlo, picchiarlo per la sua mano, la sua mano che non avrebbe più riavuto.
    -No, io ho solo fame. Ma ora pensiamo alle cose importanti. Dimmi, preferisci scrivere o camminare?
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    Monese
    Post: 5.282
    generale minore
    capitano maggiore
    00 09/01/2008 14:32
    I miei calcoli non dovevano ingannarmi. Con l'aiuto di una sbarra di ferro
    scostai facilmente i mattoni, e dopo avere accuratamente deposto il cadavere
    contro la parete interna, lo puntellai in quella posizione mentre andavo via via
    riaccomodando senza fatica l'intera opera muraria cosi' come era stata
    originariamente costruita. Mi ero procurato con tutte le possibili cautele della
    calce e della sabbia, avevo preparato l'intonaco in modo che non era
    assolutamente possibile distinguerlo dal vecchio, e con esso ricopersi
    accuratamente la nuova opera muraria. Quando ebbi finito mi accorsi con
    soddisfazione di aver compiuto un buon lavoro. Il muro non sembrava essere stato
    manomesso minimamente. Spazzai con attenzione minutissima il pavimento dei
    rifiuti e delle scorie di cui lo avevo sporcato. Mi guardai attorno trionfante e
    dissi a me stesso: "Meno male! Le mie fatiche non sono state vane".

    Subito dopo, il mio primo pensiero fu quello di andare in cerca dell'animale che
    era stata la causa di tanta sciagura, poiche' ero ormai fermamente deciso ad
    ucciderlo. Se fossi stato in grado di acchiapparlo in quel momento, il suo
    destino sarebbe stato indubbiamente segnato, ma, a quel che pareva, l'astuta
    bestia si era spaventata del mio precedente accesso di collera, e si guardava
    bene dal presentarsi al mio cospetto, date le attuali condizioni del mio umore.
    Mi e' impossibile descrivere, o fare immaginare al lettore, il senso profondo,
    quasi estatico di sollievo che la constatazione della scomparsa dell'odiata
    creatura suscito' nel mio petto. Per tutta quella notte non si fece vedere, e
    cosi' per una notte almeno, da quando si era introdotto nella mia casa, riuscii
    a dormire di un sonno profondo e pacifico; si', DORMII nonostante il peso del
    delitto che mi gravava sull'anima!

    Passo' il secondo giorno, passo' il terzo, ma il mio tormentatore non comparve.
    Tornai a respirare come un uomo libero. Certo il mostro, spaventato, era fuggito
    dalla mia casa per sempre! Non lo avrei piu' veduto! La mia felicita' era al
    colmo! Non sentivo quasi la colpa del mio truce misfatto. Mi erano state rivolte
    alcune domande, ma avevo saputo rispondere a tutte in modo soddisfacente. Era
    stata persino ordinata un'inchiesta, ma naturalmente nessuno aveva scoperto
    nulla. Ero certo di avere ormai assicurato un avvenire tranquillo e sereno.

    Il quarto giorno successivo all'assassinio entro' pero' inaspettatamente in casa
    mia una squadra di poliziontti che procedette a un rigoroso esame dei locali.
    Sicuro pero' della inaccessibilita' del mio nascondiglio non provai alcun
    imbarazzo. I funzionari di polizia mi pregarono di accompagnarli nela loro
    perquisizione. Ogni angolo, ogni ripostiglio fu attentamente esplorato. Infine
    scesero in cantina per la terza o quarta volta. Non uno solo dei miei muscoli
    tremo'. Il mio cuore batteva calmo come batte a chi dorme nel sonno
    dell'innocenza. Percorsi la cantina da un capo all'altro, tenendo le braccia
    incrociate sul petto, e aggirandomi di qua e di la' con disinvoltura. I
    poliziotti si dichiararono soddisfatti e si disposero ad andarsene. L'esultanza
    del mio cuore era troppo intensa perche' potessi trattenerla.
    Bruciavo dal dire ancora una parola sola, per rafforzare il mio trionfo, e
    rassicurarli doppiamente dela mia innocenza.

    - Signori, - dissi infine, mentre gia' stavano salendo i gradini, - sono lieto
    di avere calmato i vostri sospetti. Vi auguro buona salute, e vi porgo i miei
    omaggi. A proposito, signori, questa... questa e' una casa costruita
    meravigliosamente bene. - (Nel desiderio morboso di parlare con disinvoltura,
    quasi non mi rendevo conto delle parole che proferivo). - Posso dire anzi che e'
    una casa costruita in maniera ECCELLENTE. Queste pareti, ve ne state gia'
    andando, signori? queste pareti, guardate come sono solide! - E a questo punto,
    in una vera frenesia di sfida, picchiai pesantemente con la mazza che tenevo in
    mano proprio su quel tratto di opera muraria dietro al quale stava il cadavere
    della moglie che io avevo tanto amata.

    Ma possa Iddio proteggermi e liberarmi dagli artigli dell'Arcidemonio! Non
    appena gli echi dei miei colpi si furono spenti nel silenzio, ecco che ad essi
    una voce rispose dal segreto loculo! Era un pianto, dapprima soffocato e
    interrotto, come il singhiozzare di un bambino, che rapidamente si enfio' sino a
    divenire un unico lungo, alto, continuo urlo, indicibilmente strano e inumano,
    un ululato, uno strido guaiolante, per meta' di orrore e per meta' di trionfo,
    quale solo avrebbe potuto levarsi dal fondo dell'inferno, se le gole di tutti i
    dannati nella loro angoscia e tutti i demoni nell'esultanza della dannazione
    umana si fossero insieme congiunte.

    Di quel che fossero i miei pensieri in quel momento e' follia parlare.
    Sentendomi venir meno, arretrai barcollando verso la parete opposta. Per un
    attimo i poliziotti, giunti gia' in cima alle scale ristettero immobili,
    raggelati dall'orrore e da una specie di arcana paura. Un attimo dopo dodici
    braccia robuste si davano da fare attorno alla parete. Questa cadde di colpo in
    tutta la sua massa. Il cadavere, gia' quasi interamente decomposto e chiazzato
    di sangue raggrumato, apparve eretto dinazi agli occhi degli agenti. Sul suo
    capo, con la sua rossa bocca spalancata e l'unico occhio di fiamma, sedeva lo
    spaventoso animale la cui malizia mi aveva indotto al delitto, e la cui voce
    rivelatrice mi aveva consegnato al boia.
    Tesoro, luce della mia vita, non ti farò niente. Solo che devi lasciarmi finire la frase. Ho detto che non ti farò niente. Soltanto quella testa te la spacco in due! Quella tua testolina te la faccio a pezzi!


    Cappuccetto rosso? Cappuccetto rosso? Su, apri la porta. Su, apri! Non hai sentito il mio toc, toc, toc? Allora vuoi che soffi? Vuoi che faccio puff? Allora devo aprirla io la porta?

    Sono lupo cattivo!!!

    Sono il peggior incubo che abbiate avuto, sono il più spaventoso dei vostri incubi diventato realtà, conosco le vostre paure, vi ammazzerò a uno a uno.


    Prima però ripetete con me il catechismo:
    Credo che una monetina possa far deragliare un treno merci. Credo che nelle fogne di New York ci siano alligatori, per non dire di topi grossi come pony Shetland. Credo che si possa strappar via l'ombra a una persona con un picchetto da tenda. Credo che esista davvero Babbo Natale e che tutti quei tizi vestiti di rosso che si vedono in giro per le strade a Natale siano i suoi aiutanti. Credo che intorno a noi ci sia un mondo invisibile. Credo che le palline da golf siano piene di gas velenoso e che, a tagliarne una in due respirando l'aria che ne viene fuori, si resti uccisi. Soprattutto, credo nei fantasmi, credo nei fantasmi, credo nei fantasmi. Ci siamo? Pronti per partire. Qua la mano. Si va. Conosco la strada. Non avete che da reggervi forte... e credere.




    Jack Torrance pensò: Piccolo stronzo intrigante. Ullman era alto poco più di un metro e sessanta, e quando si muoveva aveva la rapidità scattante che sembra essere peculiare a tutti gli ometti grassocci. Aveva i capelli spartiti da una scriminatura impeccabile, e il completo scuro era sobrio, ma severo. Sono un uomo al quale potete tranquillamente esporre i vostri problemi, diceva quel completo alla clientela solvente.


    « Mi hanno chiamato folle; ma non è ancora chiaro se la follia sia o meno il grado più elevato dell'intelletto, se la maggior parte di ciò che è glorioso, se tutto ciò che è profondo non nasca da una malattia della mente, da stati di esaltazione della mente a spese dell'intelletto in generale »



    Questa volta la luce del sole non lo accecò. Doveva essere il tramonto. Oppure la stazza dell’uomo lo oscurava completamente.
    Questa volta l’uomo degli hamburger, oltre al solito coltello ancora sporco del sangue di Johann, aveva anche un piatto, coltello e forchetta. Johann, vedendoli, si spaventò ancora di più. Cosa voleva fare, mangiarselo davanti ai suoi stessi occhi? Beh, bastava chiederglielo.
    -Che vuoi fare?- la sua voce era tremolante, era molto spaventato e non si preoccupava di nasconderlo.
    -Dai , ti pensavo più intelligente. Mi è venuto in mente che oggi potevamo mangiare insieme, così per conoscerci meglio- si avvicinò a lui.
    -Tu sei pazzo, tu sei pazzo!- quanto avrebbe voluto alzarsi e picchiarlo, picchiarlo per la sua mano, la sua mano che non avrebbe più riavuto.
    -No, io ho solo fame. Ma ora pensiamo alle cose importanti. Dimmi, preferisci scrivere o camminare?