I miei calcoli non dovevano ingannarmi. Con l'aiuto di una sbarra di ferro
scostai facilmente i mattoni, e dopo avere accuratamente deposto il cadavere
contro la parete interna, lo puntellai in quella posizione mentre andavo via via
riaccomodando senza fatica l'intera opera muraria cosi' come era stata
originariamente costruita. Mi ero procurato con tutte le possibili cautele della
calce e della sabbia, avevo preparato l'intonaco in modo che non era
assolutamente possibile distinguerlo dal vecchio, e con esso ricopersi
accuratamente la nuova opera muraria. Quando ebbi finito mi accorsi con
soddisfazione di aver compiuto un buon lavoro. Il muro non sembrava essere stato
manomesso minimamente. Spazzai con attenzione minutissima il pavimento dei
rifiuti e delle scorie di cui lo avevo sporcato. Mi guardai attorno trionfante e
dissi a me stesso: "Meno male! Le mie fatiche non sono state vane".
Subito dopo, il mio primo pensiero fu quello di andare in cerca dell'animale che
era stata la causa di tanta sciagura, poiche' ero ormai fermamente deciso ad
ucciderlo. Se fossi stato in grado di acchiapparlo in quel momento, il suo
destino sarebbe stato indubbiamente segnato, ma, a quel che pareva, l'astuta
bestia si era spaventata del mio precedente accesso di collera, e si guardava
bene dal presentarsi al mio cospetto, date le attuali condizioni del mio umore.
Mi e' impossibile descrivere, o fare immaginare al lettore, il senso profondo,
quasi estatico di sollievo che la constatazione della scomparsa dell'odiata
creatura suscito' nel mio petto. Per tutta quella notte non si fece vedere, e
cosi' per una notte almeno, da quando si era introdotto nella mia casa, riuscii
a dormire di un sonno profondo e pacifico; si', DORMII nonostante il peso del
delitto che mi gravava sull'anima!
Passo' il secondo giorno, passo' il terzo, ma il mio tormentatore non comparve.
Tornai a respirare come un uomo libero. Certo il mostro, spaventato, era fuggito
dalla mia casa per sempre! Non lo avrei piu' veduto! La mia felicita' era al
colmo! Non sentivo quasi la colpa del mio truce misfatto. Mi erano state rivolte
alcune domande, ma avevo saputo rispondere a tutte in modo soddisfacente. Era
stata persino ordinata un'inchiesta, ma naturalmente nessuno aveva scoperto
nulla. Ero certo di avere ormai assicurato un avvenire tranquillo e sereno.
Il quarto giorno successivo all'assassinio entro' pero' inaspettatamente in casa
mia una squadra di poliziontti che procedette a un rigoroso esame dei locali.
Sicuro pero' della inaccessibilita' del mio nascondiglio non provai alcun
imbarazzo. I funzionari di polizia mi pregarono di accompagnarli nela loro
perquisizione. Ogni angolo, ogni ripostiglio fu attentamente esplorato. Infine
scesero in cantina per la terza o quarta volta. Non uno solo dei miei muscoli
tremo'. Il mio cuore batteva calmo come batte a chi dorme nel sonno
dell'innocenza. Percorsi la cantina da un capo all'altro, tenendo le braccia
incrociate sul petto, e aggirandomi di qua e di la' con disinvoltura. I
poliziotti si dichiararono soddisfatti e si disposero ad andarsene. L'esultanza
del mio cuore era troppo intensa perche' potessi trattenerla.
Bruciavo dal dire ancora una parola sola, per rafforzare il mio trionfo, e
rassicurarli doppiamente dela mia innocenza.
- Signori, - dissi infine, mentre gia' stavano salendo i gradini, - sono lieto
di avere calmato i vostri sospetti. Vi auguro buona salute, e vi porgo i miei
omaggi. A proposito, signori, questa... questa e' una casa costruita
meravigliosamente bene. - (Nel desiderio morboso di parlare con disinvoltura,
quasi non mi rendevo conto delle parole che proferivo). - Posso dire anzi che e'
una casa costruita in maniera ECCELLENTE. Queste pareti, ve ne state gia'
andando, signori? queste pareti, guardate come sono solide! - E a questo punto,
in una vera frenesia di sfida, picchiai pesantemente con la mazza che tenevo in
mano proprio su quel tratto di opera muraria dietro al quale stava il cadavere
della moglie che io avevo tanto amata.
Ma possa Iddio proteggermi e liberarmi dagli artigli dell'Arcidemonio! Non
appena gli echi dei miei colpi si furono spenti nel silenzio, ecco che ad essi
una voce rispose dal segreto loculo! Era un pianto, dapprima soffocato e
interrotto, come il singhiozzare di un bambino, che rapidamente si enfio' sino a
divenire un unico lungo, alto, continuo urlo, indicibilmente strano e inumano,
un ululato, uno strido guaiolante, per meta' di orrore e per meta' di trionfo,
quale solo avrebbe potuto levarsi dal fondo dell'inferno, se le gole di tutti i
dannati nella loro angoscia e tutti i demoni nell'esultanza della dannazione
umana si fossero insieme congiunte.
Di quel che fossero i miei pensieri in quel momento e' follia parlare.
Sentendomi venir meno, arretrai barcollando verso la parete opposta. Per un
attimo i poliziotti, giunti gia' in cima alle scale ristettero immobili,
raggelati dall'orrore e da una specie di arcana paura. Un attimo dopo dodici
braccia robuste si davano da fare attorno alla parete. Questa cadde di colpo in
tutta la sua massa. Il cadavere, gia' quasi interamente decomposto e chiazzato
di sangue raggrumato, apparve eretto dinazi agli occhi degli agenti. Sul suo
capo, con la sua rossa bocca spalancata e l'unico occhio di fiamma, sedeva lo
spaventoso animale la cui malizia mi aveva indotto al delitto, e la cui voce
rivelatrice mi aveva consegnato al boia.
Tesoro, luce della mia vita, non ti farò niente. Solo che devi lasciarmi finire la frase. Ho detto che non ti farò niente. Soltanto quella testa te la spacco in due! Quella tua testolina te la faccio a pezzi!
Cappuccetto rosso? Cappuccetto rosso? Su, apri la porta. Su, apri! Non hai sentito il mio toc, toc, toc? Allora vuoi che soffi? Vuoi che faccio puff? Allora devo aprirla io la porta?
Sono lupo cattivo!!!
Sono il peggior incubo che abbiate avuto, sono il più spaventoso dei vostri incubi diventato realtà, conosco le vostre paure, vi ammazzerò a uno a uno.
Prima però ripetete con me il catechismo:
Credo che una monetina possa far deragliare un treno merci. Credo che nelle fogne di New York ci siano alligatori, per non dire di topi grossi come pony Shetland. Credo che si possa strappar via l'ombra a una persona con un picchetto da tenda. Credo che esista davvero Babbo Natale e che tutti quei tizi vestiti di rosso che si vedono in giro per le strade a Natale siano i suoi aiutanti. Credo che intorno a noi ci sia un mondo invisibile. Credo che le palline da golf siano piene di gas velenoso e che, a tagliarne una in due respirando l'aria che ne viene fuori, si resti uccisi. Soprattutto, credo nei fantasmi, credo nei fantasmi, credo nei fantasmi. Ci siamo? Pronti per partire. Qua la mano. Si va. Conosco la strada. Non avete che da reggervi forte... e credere.
Jack Torrance pensò: Piccolo stronzo intrigante. Ullman era alto poco più di un metro e sessanta, e quando si muoveva aveva la rapidità scattante che sembra essere peculiare a tutti gli ometti grassocci. Aveva i capelli spartiti da una scriminatura impeccabile, e il completo scuro era sobrio, ma severo. Sono un uomo al quale potete tranquillamente esporre i vostri problemi, diceva quel completo alla clientela solvente.
« Mi hanno chiamato folle; ma non è ancora chiaro se la follia sia o meno il grado più elevato dell'intelletto, se la maggior parte di ciò che è glorioso, se tutto ciò che è profondo non nasca da una malattia della mente, da stati di esaltazione della mente a spese dell'intelletto in generale »
Questa volta la luce del sole non lo accecò. Doveva essere il tramonto. Oppure la stazza dell’uomo lo oscurava completamente.
Questa volta l’uomo degli hamburger, oltre al solito coltello ancora sporco del sangue di Johann, aveva anche un piatto, coltello e forchetta. Johann, vedendoli, si spaventò ancora di più. Cosa voleva fare, mangiarselo davanti ai suoi stessi occhi? Beh, bastava chiederglielo.
-Che vuoi fare?- la sua voce era tremolante, era molto spaventato e non si preoccupava di nasconderlo.
-Dai , ti pensavo più intelligente. Mi è venuto in mente che oggi potevamo mangiare insieme, così per conoscerci meglio- si avvicinò a lui.
-Tu sei pazzo, tu sei pazzo!- quanto avrebbe voluto alzarsi e picchiarlo, picchiarlo per la sua mano, la sua mano che non avrebbe più riavuto.
-No, io ho solo fame. Ma ora pensiamo alle cose importanti. Dimmi, preferisci scrivere o camminare?