Le micronazioni

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Monese
00domenica 17 febbraio 2008 15:16
C'è chi affonda le radici nelle crociate e chi vanta Carlo Magno come fondatore. Storia degli stati più piccoli d'Europa

da: Focus storia n13


Piccolo è bello. O per dirla alla francese: petit c'est bien. O, alla spagnola, pequeno est bueno. O alla tedesca, klein ist wunderbar. O ancora, all'inglese, small is beautiful. O persino alla latina: parvum optimum est.
Da San Marino a Monaco, da Andorra al Liechtenstein, da Malta al Vaticano, la lingua cambia, ma il concetto è sempre lo stesso: meglio esser cittadini di uno Stato piccolo che di una superpotenza. Se il territorio non supera i 500 km quadrati e la capitale è poco più di un paese, infatti, si fa presto a conoscersi, i ministri sono a portata di mano, le guerre non si fanno (quasi) mai e spesso per campare basta avere un negozio di monete o di francobolli. In Europa, gli Stati che si trovano in questa situazione sono 6. Ma come sono nati? E come sono riusciti a sopravvivere a conflitti e invasioni? In modi molto diversi. Ecco in sintesi le loro sorprendenti storie.
$Mikaijl Bovrosz$
00domenica 17 febbraio 2008 15:35
focus, non focsu
Scandro997
00lunedì 18 febbraio 2008 10:50
klein ist wunderbar vuol dire "piccolo è stupendo" devi dire "klein ist schön"
Monese
00lunedì 18 febbraio 2008 14:45
lo so, ma io mi voglio attenere a focus storia

anche in inglese allora, beautiful vuol dire bellissimo
Monese
00lunedì 18 febbraio 2008 15:21
Liechtenstein

Non ha mai fatto guerre, almeno negli ultimi tre secoli; eppure ha esportato soldati. Non ha industrie né metarie primw; eppure alla sua Camera di commercio sono iscritte migliaia di società. è diventato uno Stato indipendente nel 1806, mentre Napoleone travolgeva varie monarchie di lunga tradizione; eppure è diventato subito lo stato monarchico più tradizionale d'Europa. E ha continuato a esserlo fino ad oggi: solo nel 1994 ha concesso il diritto di voto alle donne; e nel 2003, con un referendum, ha allargato i poteri del suo sovrano, che ora se vuole può mandare a casa governo e parlamento.
Monese
00mercoledì 20 febbraio 2008 14:49
Paradossale

Stretto fra Austria e Svizzera (160km quadrati di superficie) il Liechtenstein è il principato dei paradossi: basti dire il suo nome, se preso alla lettera, significa "Sasso di luce", ma che poi le sue case, per essere illuminate, devono usare energia elettrica importata dall'estero, perchè in partia non se ne produce neanche un chilowattora. Ma Liechtenstein non è, come si potrebbe pensare, il nome del monte che svetta sopra la capitale Vaduz, bensì quello della dinastia regnante, molto più antica dell'omonimo principato: il suo capostipide su tale Hugo, vissuto ai tempi della seconda crociata (1148-1151); la sua patria storica fu il distretto di Murau, nella regione austriaca della Stiria; il suo eroe fu Ulrich (ca. 1200-1275), cavaliere e poeta. Ci vollero 500 anni perchè questa famiglia, ricca di curriculum e di terre nell'Austria orientale, mettesse piede nell'attuale Liechtenstein, territorio altamente strategico perchè dotato di un seggio nel consiglio del Sacro Romano Impero.
Monese
00martedì 11 marzo 2008 16:23
Argomenti d'oro

La "conquista" avvenne a fine '600 e, una volta tanto, non per mezzo di massacri. John Adam, leader della famiglia, fece ricorso a un mezzo ben più convincente della spada: il denaro. Ne distribuì parecchio, un po' alla corte del Ducato di Alemania e un pò a quella del Sacro Romano Impero. Risultato: fu riconosciuto signore di due contee, Vaduz e Schnellenberg, nuclei dell'odierno mini stato. Poco tempo dopo (1719) l'imperatore Carlo VI promosse le due contee a prinicipato, per sdebitarsi cin un erede di John Adam, tale Anton Florian, che lo aveva aiutato contro gli Ottomani. Per ottenere la piena sovranità bisognava attendere solo che l'impero cadesse, cosa che avvenne appunto nel 1806.
Monese
00mercoledì 12 marzo 2008 14:16
All'ombra del vicino

Certo che quella del Liechtenstein è sempre stata una strana sovranità, che affida alla vicina Svizzera quasi tutto: poste, politica monetaria (la valuta corrente è il franco), difesa. Per la verità, fino al 1868 il principato forniva all'esercito di Berna un contributo di 61 soldati l'anno. Oggi gli unici armati sono i 59 agenti di polizia, una delle poche cose che il principato gestisce davvero in proprio. Le altre sono i francobolli, che Vaduz emette con prodigalità anche se non ha un servizio postale suo, e un seggio all'ONU, che finoa 5 anni fa il Liechtenstein aveva e la Svizzera no.
$Mikaijl Bovrosz$
00mercoledì 12 marzo 2008 15:52
fino ad adesso approvato, il sigillo lo metto alla fine.
Monese
00sabato 29 marzo 2008 06:46
Malta

Maltaè contemporaneamnete due cose diverse: è anzitutto un arepubblica di 402 mila anime che governa l'arcipelagi omonimo (in tutto 316 km quadrati), indipendente dal 1964 e membro dell'Ue dal 2004; ma è anche un ordine cavalleresco (nome ufficiale: Sovrano militare ordine ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme di Rodi e di Malta) che governò lo stesso arcipelago per quasi tre secoli (1530-1798) e che tuttora, benchè privo di territorio, è riconosciuto da 97 paesi come ente "sovrano" (cioè con dignità pari a uno stato), con tanto di ambasciate, menete, francobolli propri e una sede, in un palazzo di via Condotti a Roma, dove la polizia italiana gode dell'extraterritorialità.
Monese
00sabato 5 aprile 2008 11:00
Crociati

Un tempo la situazione era meno complicata, perchè Malta e i relativi cavalieri erano un tutt'uno. Anzi, furono proprio questi ultimi a creare il primo Stato maltese indipendente: reduce dalle crociate e scacciato dalla Palestina, l'Ordine di San Giovanni si rifugiò prima a Rodi e poi nell'arcipelago di cui avrebbe preso il nome. Nel 1530 l'imperatore Carlo V assegnò in via definitiva ai cavalieri quel grappolo di isole, con l'incarico di farne un'inesèpugnabile roccaforte anti-musulmana.
E inespugnabile Malta lo divenne in fretta, tanto da riuscire nel 1565 a resistere per 3 mesi e mezzo a un durissimo assedio, guidato dal turco Mustafà Pasha per conto del sultano Solimano, esasperato dalla guerra dic orsa che i maltesi conducevano contro le navi e i porti musulmani. Il confronto fu impari: gli assedianti contavano su 40 mila uomini e 200 navi, gli assediati erano solo 6 mila (tra cui 541 cavalieri). Ma alla fine i difensori ebbero la meglio e il loro capo, il "gran maestro" Jean de la Valette, divenne un mito: se l'attuale capitale si chiama La Valletta, è in suo ricordo. I turchi si ritirarono, ma il confronto era solo rinviato a una nuova data.
Monese
00domenica 6 aprile 2008 12:09
Trionfo

L'epilogo di quell'estenuante braccio di ferro si ebbe nel 1571 con l abattaglia di Lepanto, cui Malta prese parte insieme ad altre potenze navali cristiane. La flotta turca fu distrutta e i cavalieri tornarono in patria trionfanti. Da allora più nessuno si azzardò ad andare a provocarli nella loro roccaforte. Nessuno fino a Napoleone, che nel 1798 sbarcò a La Valletta portandoi le parole d'ordine della rivoluzione francese. I cavalieri non reagirono, perchè la loro regola vieta di usare le armi contro altri cristiani: lasciarono Malta e andarono in esilio in Italia, girovagando tra varie città, ultima tra le quali Roma.
Il resto è storia relativamente recente: finita l'epoca napoleonica, Malta e alcune isole satelliti (Gozo e Comino) furono occupate dalla Gran Bretagna e restarono nell'orbita inglese fino a dopo la Seconda Guerra Mondiale. Poi l'arcipelago riconquistò l'antica indipendenza, am nessuno pensò di richiamare a La Valletta l'ordine di San Giovanni, ormai rassegnato con i suoi 13 mila cavalieri sparsi per il modndo a essere l'unico stato del globo senza territorio. Così oggi le Malte riconosciute a livello internazionale sono due.
Monese
00venerdì 2 maggio 2008 08:04
Andorra

Nicolas Sarkozy non è solo ilpresidente della repubblica francese: è anche un mezzo principe. Chiunque entri all'Eliseo, infatti, diventa auttomaticamente anche principe di Andorra; ma deve dividere la "corona" col vescovo dell'Urgell, una sotto-provincia spagnola in vista dei Pirenei. Così prevedeva un editto, firmato nel 1607 dal re francese Enrico IV, che tuttora ispira la Costituzione del mini-stato.
Monese
00venerdì 25 luglio 2008 08:41
Privilegio reale

Terra impervia di gente dura, incuneata tra Francia e Spagna sul versante sud dei Pirenei, Andorra è il più grande dei piccoli Stati d'Europa (468 kmq) ma anche uno dei meno popolati (71mila abitanti). In comune con San Marino(vedi prossimo titolo) ha le origini leggendarie: la sua nascita come principato indipendente risalirebbe addirittura a Carlo Magno, che nel 790, dopo aver arruolato dei montanari della zona perw combattere i musulmani di Spagna, li avrebbe ricompensati concedendo loro l'indipendenza.
I documenti dicono però altro. E cioè che l'attuale Andorra, povera di risorse ma strategicamente importante perchè snodo di tre valichi, fu contesa per buona parte del medioevo tra due feudi: quello dei vescovi di La Seu d'Urgell (Spagna) e quello dei conti di Foix (Francia). I due contendenti risolsero la questione solo nel 1278, con una decisione salomonica: avrebbero reganto al regione in condominio. All'inizio l'accordo funzionò, ma un secolo dopo entrarono in scena nuovi pretendenti: prima i re di Aragona, poi quelli di Navarra, infine quelli di Francia. Morale: dal 1396 al 1607 l'indipendenza del principato diventò un ricordo. Poi, appunto nel 1607, Enrico IV promulgò il famoso editto, che tornava sostanzialmente alle origini, cioè a un condominio tra i vescovi spagnoli e lo Stato francese, considerato erede dei conti di Foix. Da allora nessuno ha più minaccitao la sovranità del mini-stato, anche perchè l'esistenza di un "porto franco" sui Pirenei fa comodo a tutti: Andorra è infatti diventata un duty-free stile Livigno, dove francesi e spagnoli vanno a far acquisti a prezzi stracciati.
Monese
00lunedì 28 luglio 2008 08:14
Cercasi nemico

Benchè tradizionalmente neutrale e del tutto privo di esercito, il principato ha teoricamente partecipato al 1° conflitto mondiale dalla parte degli anglo-francesi contro la Germania e l'Impero austro-ungarico. Non solo: Andorra è rimasta (sempre teoricamente) in armi molto più a lungo degli altri stati belligeranti. Infatti la pace con la Germania è stata firmata solo nel 1957, cioè 39 anni dopo il cessate il fuoco; e quella con l'Austria-Ungheria mai, perchè ormai il nemico non esisteva più, quindi non poteva firmare nulla.
Sulla carta, nella storia di Andorra c'è anche una guerra civile. La vicenda risale al 1933, quando un certo Boris Skossyref, un avventurriero russo che aveva ottenuto la cittadinanza di Andorra, si autoproclamò principe unico nel nome di Boris I e, pur non avendo soldati, dichiarò guerra al vescovo dell'Urgell. Finì che contro quel principe venuto da lontano dovette intervenire la polizia spagnola: nel 1934 Skossyref fu arrestato ed espulso sia da Andorra che dalla Spagan.
Monese
00martedì 29 luglio 2008 09:16
San Marino

In principio furono uno scalpellino,, un imperatore e una spia. Il primo si chiamava Marino, era nato sull'isola dalmata di Arbe, ma aveva attraversato l'Adriatico per guadagnarsi il pane spaccando pietre a Rimini. Il secondo si chiamava Diocleziano, era montenegrino e anche lui aveva attraversato il mare, ma per installarsi sul trono di Roma (284-305). Quanto alla spia, nessuno ne ricorda il nome: si sa solo che era una donna e che un giorno denunciò Martino come cristiano, accusa gravissima ai tempi. LO scalpellino si rifugiò nell'entroterra, sul Monte Titano, dove fondò una comunità di eremiti e iniziò a fare miracoli.
Monese
00mercoledì 30 luglio 2008 08:24
Santo subito

Che sia andata porprio così, nessuno lo giura. Ma dicono che quando Marino morì, il 3 settembre 301, il suoi lo acclamarono subito santo. E poiché le ultime, sibilline parole dell'eremita sarebbero state "Vi lascio liberi dall'uno e dall'altro", da allora la comunità del Titano si considerò indipendente sia dal papa che dall'imperatore: era nata la repubblica di San Marino.
Per la verità i documenti storici dicono altro: cioè che il borgo fortificato del Titano, possedimento dei vescovi di San Leo (PU) almeno dal XII secolo, fu riconosciuto come comune indipendente solo nel 1351, quando il papato si rassegnò a rinunciare a quel lembo di Romagna. Ma tuttora a San Marino gli anni si contano dal 301, con capodanno il 3 settembre: oggi dunque, siamo da poco nel 1707 d.F.R ("dalla fondazione della repubblica")
Monese
00giovedì 31 luglio 2008 07:47
La repubblica più antica.

Benchè nata mille anni dopo il suo santo, quella del Titano resta al repubblica più antica del mondo, indipendente da 650 anni, salvo tre brevi interruzioni nel 1503, 1739 e 1944. La prima delle tre fu opera di Cesare Borgia, truce figlio di del papa Alessandro VI, che si impadronì di tutta la Romagna. Responsabile della seconda fu Giulio Alberoni, intrigante cardinale e legato pontificio a Ravenna, che occupò il titano con un pretesto. La terza ebbe luogo verso la fine della Seconda Guerra Mondiale, prima per mano dei tedeschi in ritirata e poi degli alleati che li tallonavano.
Monese
00venerdì 1 agosto 2008 08:47
In guerra da 3 secoli

Più spesso delle invasioni, San Marino ha dovuto patire dal mondo imbarazzanti rimozioni. Accadde per esempio nel 1648, quando il trattato di Westafalia pose fine alla guerra dei trent'anni e nessuno ricordò che tra i paesi belligeranti c'era anche la repubblica del Titano. Un' altra volta fu nel 1815, quando il Congresso di Vienna ridisegnò i confini d'Europa e assegnò l'intera Romagna allo Stato della Chiesa, che peraltro evitò di approfittarne. Alla seconda gaffe pose rimedio nel 1862 il neonato Regno d'Italia, riconoscendo la sovranità del Titano. Gli effetti della prima gaffe, invece, sono durati molto di più. Infatti la mancata pace di Westfalia finì nel dimenticatorio fino ad un ventennio di anni fa, quando San Marino chiese di avere un seggio nell'Onu. Istruendo la pratica si scoprì che quello stato francobollo, non avendo ma firmato il trattato del 1648, risultava ancora in guerra con un altro paese membro, la Svezia, che non lo sapeva nemmeno. Conclusione: nel 1992 l'Onu concesse il seggio richiesto, ma i due paesi "belligeranti" furono sollecitati a porre formalmente fine al "conflitto" (cosa che avvene 4 anni dopo).
Monese
00lunedì 4 agosto 2008 09:32
Monaco

"G" come Grimaldi, "G" come Genova. "G" come Giulio Cesare, ma anche come Gran premio di Formula 1. Nella storia d i Monaco tutto ciò che conta inizia con la settima lettera dell'alfabeto. La "G" più recente è quella del Grand Prix, che si disputa nelle vie di Montecarlo dal 1929; la iù antica è quella di Giulio Cesare, che usava il Portus Herculis Monoeci come imbarco per Roma dopo le scorrerie in Gallia. Ma le due "G" più importanti sono quelle dei Grimaldi e di Genova: la prima indica la dinastia che da sempre regge il principato affacciato sul Mar Ligure, la seconda l'odiata nemica che ha sempre cercato di batterlo.
Monese
00martedì 5 agosto 2008 08:53
Genovesi

In realtà otto secoli fa gli stessi Grimaldi erano una famiglia genovee doc, ma di parte guelfa. Così, quando in città presero il potere i ghibellini Doria e Spinola (1270), i futuri principi furono costretti all'esilio e si dispersero sulla Riviera di Ponente fino a Nizza. Allora Monaco era solo un castello genovese, che presidiava la costa. E fu prorpio quel castello che gli esuli Grimaldi, un quarto di secolo dopo, si presero la rivincità sulla città che li aveva cacciati: assediarono la rocca, la espugnarono con uno stratagemma e passarono a fil di spada la guarnigione genovese. Era la notte dell'8 gennaio 1297.
Il potere della famiglia, fu leggittimato di diritto solo nel 1331, quando il re Roberto di Napoli, conte della Provenza, proclamò Carlo Grimaldi "signore di Monaco, Roquebrune e Mentone". Un secolo dpo, i suoi eredi si espansero in Corsica e Provenza, creando uan vera potenza regionale.
Monese
00mercoledì 6 agosto 2008 08:11
Ribelli

Ma il feudo dei Grimaldi non ebbe vita facile, perchè Genova non si rassegnò alla perdita dei suoi possedimenti e, anche dopo l'investitura ufficiale, continuò a considerare i sognoti di Monaco come semplici ribelli. Nel tentativo di interrompere la dinastia, nel 1505 i genovesi fecero uccidere Giovanni II Grimaldi; ma il fratello di questi, Luciano I, ne prese il posto. Due anni dopo Genova rincarò la dose, circondando Monaco con 4mila soldati: ne nacque un assedio di 102 giorni, a cui i monegaschi si opposero strenuamente; ma per cacciare gli attaccanti dovette intervenire Luigi XII di Francia.
Non era finita. Anzitutto il "salvatore", dopo aver liberato la rocca, ci comportò come tanti altri liberatori: decise di farla sua. E quando Luciano si oppose finì in carcere, anche se per poco. Poi si rifece viva Genova, che nel 1522 riuscì a fare il bis, assassinando Luciano come già suo fratello Giovanni. Tuttavia, seppure di complotto in complotto, Monaco riuscì a mantenere la sua indipendenza. E dal 1612 in poi i signori della rocca iniziarono a farsi chiamare principi: il primo della serie fu Onorato II.
Monese
00venerdì 8 agosto 2008 08:58
Nuova vita

Certo è che, mentre il blasone cresceva di prestigio e di importanza, il potere della famiglia calava vistosamente: la media potenza dei secoli d'oro dovette rinunciare ad uno ad uno a quasi tutti i suoi possedimenti, fino a ridursi ad una micro-nazione di 2 kmq che conosciamo. Negli ultimi secoli, l'unico "pezzo" aggiunto alla rocca è stata la città di Montecarlo, così chiamata in onore del principe che la fondò nell'Ottocento: Carlo III, grande riformatore e vero padre della Monaco di oggi. Fu appunto lui a costruire il casinò e < trasformare l'ex-grifagna fortezza dei genovesi in una frequentata capitale del turismo di lusso.
Monese
00lunedì 11 agosto 2008 08:02
Vaticano

E' il più govane e il più antico; e anche il più piccolo e il più frazionato tra i mini-Stati d'Europa; è poi l'ultima monarchia assoluta del continente e una delle due al mondo (l'altra è la Malaysia) dove il "re" non va al potere per diritto dinastico ma tramite un'elezione. Infine, è l'unico Paese sovrano che arruola nel suo esercito solo cittadini di uno stato straniero (le guardie svizzere) e che affida parte del suo territorio (piazza San Pietro) a una polizia altrui (quella italiana)
Monese
00martedì 12 agosto 2008 09:54
Stato bambino

Che sia lo Stato più piccolo d'Europa, anzi del mondo, è fuori discussione: la sua superficie non arriva a mezzo chilometro quadrato, i suoi confini superano di poco i 3.200 metri e i suoi abitanti oscillano intorno alle 800 unità. Che sia contemporaneamente il più giovane e il più antico, invece è un affermazione che va spiegata. Formalmete, infatti, lo Stato della Città del Vaticano esiste solo dall'11 febbraio 1929, cioè da quando il capo del governo italiano, Benito Mussolini, e il cardinale Pietro Gasparri, a nome del papa, firmarono i patti lateranensi, che ponevano fine a quasi sessant'anni di contenzioso fra l'Italia e la Santa Sede.
Quello stato neonato era l'ultimo erede di una potenza plurimillenaria, che dalla caduta dell'Impero Romano in poi aveva assunto varie forme per esprimere una sola realtà: il potere temporale dei papi. Volendo dare una data precisa all'iniziò di questo potere, possiamo fissarla al 756, quando Pipino il Breve, re dei Franchi, donò alla chiesa i primi territori, da poco strappati ai Longobardi: un segno di gratitudine per l'appoggio ricevuto dal papato in precedenti lotte dinastiche da cui Pipino era uscito vincitore.
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