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Cronaca

Ultimo Aggiornamento: 05/05/2008 21:02
06/02/2008 18:13
 
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Erba, "Rosa e Olindo prepotenti"

Testimone: "Raffaella terrorizzata"

E' cominciata con la testimonianza dei vicini di casa la quarta udienza del processo, davanti alla Corte d'assise di Como, per la strage di Erba. Tra i primi ad essere ascoltato è stato Luigi Lazzarini, che ha puntato il dito contro Rosa e Olindo, dicendo che avevano dato dimostrazione di "prepotenza". La sera della tragedia non vedendo l'auto dei Romano pensò: "Che bello, non ci sono quei rompic...". Su Raffaella Castagna: "Era terrorizzata".



Il processo per la strage di Erba ricomincerà l'11 febbraio prossimo: nell'udienza proseguiranno le deposizioni degli altri testimoni dell'accusa.

Il primo ad essere stato sentito, nel corso dell'udienza davanti alla Corte d'assise di Como, è stato Livio Ramon, figlio di un pensionato che vive nella corte di via Diaz 25: fu avvertito dai soccorritori dell'incendio che era scoppiato nella casa della famiglia Castagna-Marzouk. L'uomo non si era accorto di nulla perché quella sera teneva alto il volume della televisione.

In aula, come in ogni udienza, si sono presentati gli stessi Olindo Romano e Rosa Bazzi, imputati per la strage. Olindo ha, per la prima volta, sostituito il suo maglione marrone con un altro, di colore grigio chiaro, con righe orizzontali azzurre. Per Rosa un maglioncino blu.

"I Romano erano prepotenti"
Luigi Lazzarini ha ricordato che le liti con i Romano cominciarono per via di un vaso di fiori ''Da quel momento, di fronte a quella prepotenza - ha raccontato - ho deciso di non rivolgergli piu' la parola. Mia moglie non poteva fare nulla che erano sempre discussioni con quella signorina la''', ha detto rivolto a Rosa Bazzi. ''Un giorno lei mi disse: 'o sposti la tua auto o le do fuoco'''. A quel punto, nella gabbia Rosa Bazzi ha scosso la testa come in segno di diniego. Lazzarini se n'e' accorto e le ha detto: ''E' inutile che fai cosi', e' tutto vero''. Per questo e' stato richiamato dal presidente della corte.


"Raffaella era terrorizzata"
"Nell'ultimo periodo -ha ricordato Lazzarini- Raffaella continuava a ripetere al piccolo Youssef di stare attento, di non fare rumore, era terrorizzata dall'idea di litigare con i coniugi Romano". Lazzarini ha parlato inoltre di una minaccia di Rosa Bazzi: "Se non sposti la macchina di lì le do fuoco". E ancora nell'aula ha parlato della "presenza fastidiosa di Olindo che appoggiato all'auto o alla porta era solito fumare e dalla sua posizione poteva vedere chi andava e veniva dalla corte". Quanto alla sera dell'11 dicembre 2006 in cui morirono Raffaella Castagna, suo figlio, sua madre e una vicina di casa, Lazzarini ha ricordato l'assenza dei coniugi Romano. "Stranamente quel lunedi' -sottolinea- non c'era la macchina di Romano".


"Solo uno screzio per un vaso di fiori"
Maria Rosa Fiorini, moglie di Luigi Lazzarini, nello spiegare al pm di non aver mai avuto particolari tensioni con gli imputati, ha ricordato uno screzio "perché misi un vaso con una pianticella all'esterno e dava fastidio alla signora Rosa". La teste ha spiegato di essere a conoscenza delle discussioni fra i coniugi presunti assassini e Raffaella Castagna, "che sicuramente era una donna rumorosa nel muoversi in casa, tanto che le avevo consigliato di essere più accorta viste le discussioni con quelli di sotto. Raffaella mi raccontò di una lite nel corso della quale vennero alle mani". Era la sera del 31 dicembre 2005, fu la lite che portò Raffa a querelare Olindo e Rosetta chiedendo poi 3.500 euro di risarcimento e scatenando nei due coniugi l'ira irrefrenabile, che, secondo l'accusa, li avrebbe portati a compiere l'eccidio".

La difesa: "C'era qualcun altro"
Sulla scorta della testimonianza di un vicino di casa siriano delle vittime e dei coniugi Romano, la difesa degli imputati pare intenzionata dimostrare che ci fossero una o più persone non ancora identificate nell'appartamento della famiglia Marzouk-Castagna. ''Il testimone ha riferito che prima dell'aggressione ha sentito dei passi leggeri - ha detto l'avvocato Enzo Pacia, in una pausa sell'udienza - . Passi che non potevano essere di Raffaella Castagna''. C'è un altro particolare: una testimone, nelle udienze precedenti, aveva riferito di un extracomunicato, che lei conosceva, da cui si era fatta prestare un cellulare per dare l'allarme. Il siriano alla domanda se avesse dato il suo telefono cellulare a qualcuno, dopo la scoperta dell'incendio ha risposto: ''No''. Questo potrebbe offrire il destro ai difensori per sostenere che sulla scenda del delitti ci fosse qualcun altro oltre agli imputati.

"Sentii trambusto e pensai bimbo giocasse"
"Quella sera sentii dei forti rumori, come se al piano di sopra stessero spostando di mobili. Sentii dei passi pesanti. Parecchio trambusto. Sentii una porta sbattere. Infine una sorta di debole lamento". Il terzo testimone, Abdul Karim Jhalouf, da tutti indicato come il "siriano" che con moglie e due figli abitava in un monolocale del piano terra, esattamente sotto una parte dell'appartamento di Raffaella Castagna. A suo tempo dichiarò di aver inizialmente pensato che fosse Youssef che stesse giocando: "Poi però mi resi conto che non erano rumori normali di non aver udito la voce del bambino. Solo alla fine di tutto udii un debole mhhh... un lamento di donna". Versione che ha riconfermato in toto. "Volevo andare a vedere cosa stesse accadendo, mia moglie mi disse di lasciar perdere. Pensammo che potesse essere una discussione tra Raffa e Azouz più animata del solito. Capitava di sentirli litigare, ma quella volta non era una cosa normale. Ho solo dato una occhiata fuori tramite lo spioncino ma non vidi nulla di particolare se non la luce delle scale che si accendeva e spegneva. Due o tre volte. Gli ultimi rumori che sentii, ebbi l'impressione che fossero pugni picchiati pesantemente sul pavimento", ha aggiunto.

Quando quella sera Abdul Karim tornò a casa erano circa le 18.30 e "sentì leggeri passi, rumori abituali, provenire dal piano di sopra, fin verso le 19.30". "Non erano i soliti passi - ha detto il teste - perché leggeri. Quelli di Raffaella erano più pesanti. Pensai che fosse tornato il marito che non vedevo da alcuni giorni". E' stato ricordato che a quell'ora Raffaella non poteva esserci perché alle 19.15 prese il treno ad Asso per tornare a casa: un tragitto di circa 10-15 minuti per arrivare a Erba.

Risolto il giallo del telefonino
E' stato risolto in breve tempo in udienza il piccolo giallo del telefono cellulare passato di mano tra i vicini di casa. Il giallo è stato determinato, probabilmente, dall'incerta comprensione della lingua italiana da parte del siriano Abdoulkari Kazhouf, vicino di casa delle vittime e degli imputati. Alla domanda dei difensori, Kazhouf aveva riferito di non avere prestato a nessuno il suo telefono cellulare. Una testimone, Claudia Canali, nell'udienza precedente, aveva raccontato che, dopo la scoperta dell'incendio, aveva tentato di dare l'allarme con un telefono cellulare che gli era stato prestato da un immigrato che non aveva riconosciuto. I difensori di Olindo Romano e Rosa Bazzi sembravano voler utilizzare questo particolare per ipotizzare la presenza, sul luogo, di una persona sconosciuta. In realtà, l'immigrato è risultato essere proprio Kazhouf che, a una domanda del presidente della corte, ha risposto: ''Ho prestato il telefono alla moglie del vigile del fuoco che abita nella corte''. Il vigile del fuoco è appunto il marito della Canali.

"Rosetta è fragile e nervosa"
"Sono andato in via Diaz per vedere cosa fosse accaduto. Quando sono tornato in piazza del mercato dove avevo parcheggiato la mia auto, vidi nella loro auto, ferma e a motore acceso, Olindo e Rosa che conoscevo perché lei veniva periodicamente a casa nostra per aiutare mia madre nelle faccende domestiche. Dissi loro cosa era successo perché sapevo che abitavano in quella corte". Sul banco dei testimoni Nicola Mariani, il primo, stando al suo racconto, a vedere i due coniugi subito dopo l'eccidio. "In via Diaz si era già formata un folla di almeno una sessantina di persone. Quando dissi ai due coniugi cosa era accaduto - ha raccontato Mariani - mi chiesero di accompagnarli. Lo feci perché mi parve che la signora Rosa fosse visibilmente agitata. Sembrava sconvolta per quello che gli avevo appena raccontato. Mi pare fosse più verso le 21.30 che prima". Rispondendo alle domande dell'avocato Luisa Bordeaux, Mariani ha definito "Rosetta una persona fragile. Sapevo che scattava facilmente quando riscontrava qualche cosa a lei non gradita".

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