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Ultimo Aggiornamento: 05/05/2008 21:02
07/02/2008 18:18
 
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Mafia, operazione tra Italia e Usa

Gli arresti sarebbero una ottantina

Sono circa 80 gli arresti disposti dai magistrati della procura distrettuale di New York e dai pm della Direzione distrettuale antimafia di Palermo nell'ambito dell'inchiesta "Old bridge" nei confronti di esponenti delle famiglie mafiose palermitane, coinvolti in traffici internazionali di stupefacenti tra l'Italia e gli Usa. I magistrati di New York hanno ordinato l'arresto di Frank Calì, ritenuto il nuovo boss della famiglia Gambino.


Il boss, secondo le indagini condotte in maniera congiunta dall'Fbi e dal Servizio centrale operativo della polizia di Stato, è da alcuni anni in contatto con i mafiosi palermitani che facevano capo a Bernardo Provenzano e Salvatore Lo Piccolo. Le indagini sono condotte dal Servizio centrale operativo della polizia di Stato e dalla Squadra mobile di Palermo, coordinati dalla Dda e dalla procura nazionale antimafia. L'inchiesta ''old bridge'' di competenza italiana riguarda esponenti mafiosi in collegamento con gli americani sui quali stanno indagando l'Fbi coordinati dai magistrati della procura distrettuale di New York. A Palermo la squadra mobile e il Servizio centrale operativo hanno eseguito circa venti ordini di fermo disposti dalla Dda, mentre a New York sono stati effettuati 60 arresti.

Il boss ai nipoti: "Lasciate l'Europa"
Fra i dettagli emersi sull'operazione antimafia 'Old bridge' c'è l'intercettazione ambientale registrata lo scorso 30 agosto all'interno del carcere di Torino, nella quale il boss mafioso Francesco Inzerillo, detto 'u' truttaturi' (il trottatore ndr), rivolgendosi ai nipoti Gianni e Pino Inzerillo, li invita a lasciare l'Italia. "Qua c'è solo d' andare via.. e basta.. - diceva senza sapere di essere intercettato - se non fai niente devi pagare, se fai devi pagare per dieci volte". E aggiungeva: "il punto è che tu non puoi stare.. che ormai i nomi sono segnalati, punto e stop". "La migliore cosa e quella d'andarsene?.. basta essere incriminato per l'art. 416 bis, automaticamente scatta il sequestro dei beni?. cosa più brutta della confisca dei beni non c'è". I due nipoti gli rispondevano di avere già preso in considerazione questa ipotesi, "anche perchè - si legge nel provvedimento dei pm - la pubblicità dovuta ai media, faceva sì che la gente li guardasse in maniera strana". Francesco Inzerillo ha quindi suggerito che l'unica soluzione accettabile era "andarsene dall'Europa.. non dall'Italia .. devi andare via dall'Europa..".

Spuntano i "pizzini" sugli Inzerillo
Numerosi "pizzini" rinvenuti sia nel covo del boss Bernardo Provenzano, sia in quello del boss Totuccio Lo Piccolo, quando furono arrestati, testimoniano i legami dei boss siciliani con gli Inzerillo, rifugiatisi in America durante la seconda guerra di mafia negli anni Ottanta. In uno di esso Lo Piccolo chiede a Provenzano di consentire di fatto "l'arruolamento" degli Inzerillo, considerati dei giovani "che non escono fuori dal seminato". In un altro "pizzino" riferibile a Lo Piccolo si rileva la volontà dello stesso di far rimanere a Palermo gli Inzerillo. Come scrivono i magistrati nel provvedimento di fermo, "allo stato attuale delle indagini, si può ritenere, in estrema sintesi che nel 2002/2003 Cosa nostra palermitana avviò nuovi contatti con la Cosa nostra statunitense, ed in particolare con la famiglia Gambino, con cui peraltro i rapporti non erano mai cessati come dimostrano le indagini culminate nelle note operazioni di Polizia denominate "Iron Tower" e "Romano-Adamita", da cui emergeva che i gruppi familiari di origine siciliana dei Gambino, degli Inzerillo, dei Mannino e degli Spatola, seppur annoverati tra i gruppi "perdenti" della seconda guerra di mafia degli anni '80, erano coinvolti in molteplici attivita' illecite, sia in Italia che negli Usa, tra cui il traffico internazionale di sostanze stupefacenti.

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